INTRODUZIONE AGLI ATTI DEGLI APOSTOLI
Caratteristiche principali
Questo libro è unico e si
distingue nettamente dai Vangeli, dalle lettere e dall'Apocalisse.
Prevalentemente esso è un racconto che descrive l'attività di
alcuni apostoli e la situazione di diverse comunità di credenti. Il
periodo di tempo è abbastanza preciso: si tratta degli anni tra il 30 e
il 60 d.C. Il libro contiene informazioni storiche preziose: grazie ad esse
infatti conosciamo vari aspetti dell'epoca e degli ambienti cristiani in cui
nacquero le letterature e si formarono i vangeli. Tuttavia l'atteggiamento
dell'autore non è quello dello storico. Egli non si preoccupa di
tracciare un quadro completo degli avvenimenti: parla invece soltanto di alcune
persone e di certi fatti, a volte senza nemmeno curarsi di portare a termine il
racconto iniziato. Egli è piuttosto sulla linea degli evangelisti,
proponendosi di ripercorrere il cammino del vangelo che, dopo l'ascensione di
Gesù, si diffonde e si incarna in varie città del mondo, e da
Gerusalemme giunge sino a Roma. Più che descrivere le vicende dei
personaggi, il racconto presenta esempi della prima predicazione missionaria;
gli interventi dello Spirito sottolinea la forza del nome di Gesù, la
fede dei credenti, il rapido espandersi della
Chiesa.
Primi lettori
Forse il libro tiene conto di molti
destinatari, comprese persone colte, interessate in quegli anni a conoscere la
vera natura del nuovo movimento e della nuova fede di cui si sente parlare.
Questa ipotesi spiegherebbe la presenza di numerosi discorsi: infatti è
consuetudine della letteratura greca antica illustrare il senso di una storia
mediante le parole degli stessi protagonisti. Come conseguenza, negli Atti i
discorsi di personaggi diversi, ad esempio Pietro e Paolo, risultano molto
simili. Ciò nonostante, i primi lettori devono essere stati soprattutto
dei credenti; infatti il racconto non serve tanto a fornire notizie quanto a
nutrire e a consolidare la fede. I credenti sono invitati a comprendere e
ricordare che quegli avvenimenti non riguardano solamente varie comunità
e vari apostoli, ma gli atti di Dio che attraverso loro si
compiono.
Autore
E' il medesimo che ha scritto il terzo vangelo. La struttura del libro fa pensare a
qualcuno che è stato a lungo compagno di Paolo. Infatti nei primi
capitoli (1-12) l'autore parla soprattutto di Pietro e delle comunità in
Gerusalemme, Palestina e Siria; la seconda parte, più ampia (13-28)
è invece dedicata quasi esclusivamente all'attività missionaria di
Paolo, ai suoi viaggi e alle sue difficoltà.
Anzi, l'autore usa spesso la forma
«noi», proprio come se fosse un diretto protagonista dei fatti che
descrive (vedi 16, 10-1720, 5-15; 21, 1-18; 27, 1-28, 15). La tradizione lo
identifica con Luca; alcuni studiosi, tuttavia, pensano che l'autore potrebbe
avere utilizzato gli appunti di viaggio di un compagno dell'apostolo, senza
essere diretto testimone degli avvenimenti. Circa le lettere di Paolo, è
quasi certo che l'autore di Atti non le conosce perché non le cita e non
le utilizza affatto.
Schema
-
Dedica; ascensione di Gesù;
scelta di
Mattia 1, 1-26
- Pentecoste; la
comunità
di Gerusalemme 2, 1-8,
3
- Le comunità di Giudea,
Samaria, Siria 8, 4-12,
23
- Primo viaggio
missionario
di Paolo 12, 24-14,
28
- Il concilio di Gerusalemme 15,
1-35
-
Secondo
viaggio missionario 15, 36-18,
23
- Terzo viaggio missionario 18, 24-21,
26
- Paolo
prigioniero
a Gerusalemme,
Cesarea
e Roma 21, 27-28, 31
ATTI DEGLI APOSTOLI
CAPITOLO 1
GESÙ PROMETTE LO SPIRITO SANTO
1 Caro Teòfilo,
nel mio primo libro ho raccontato tutto quello
che Gesù ha fatto e insegnato cominciando dagli inizi della sua
attività,
2 fino a quando fu portato in
cielo. Prima di salire in cielo egli, per mezzo dello Spirito Santo aveva dato
istruzioni a coloro che aveva scelto come apostoli.
3 Dopo la sua morte Gesù si
presentò loro, e in diverse maniere si mostrò vivo. Per quaranta
giorni apparve ad essi più volte, parlando del regno di Dio.
4 Un giorno, mentre erano a tavola, fece questa
raccomandazione: «Non allontanatevi da Gerusalemme, ma aspettate il dono
che il Padre ha promesso e del quale io vi ho parlato.
5 Giovanni infatti ha battezzato con acqua; voi,
invece, fra pochi giorni sarete battezzati con lo Spirito
Santo».
GESÙ SALE AL CIELO
6 Allora quelli che si
trovavano con Gesù gli domandarono:
-
Signore, è questo il momento nel quale tu devi ristabilire il regno
d'Israele?
7 Gesù
rispose:
- Non spetta a voi sapere quando
esattamente ciò accadrà: solo il Padre può deciderlo.
8 Ma riceverete su di voi la forza dello Spirito
Santo, che sta per scendere. Allora diventerete miei testimoni in Gerusalemme,
in tutta la regione della Giudea e della Samaria e in tutto il mondo.
9 Detto questo Gesù incominciò a
salire in alto, mentre gli apostoli stavano a guardare. Poi venne una nube, ed
essi non lo videro più.
10 Mentre avevano
ancora gli occhi fissi verso il cielo, dove Gesù era salito, due uomini,
vestiti di bianco, si avvicinarono loro
11 e
dissero: «Uomini di Galilea, perché ve ne state lì a guardare
il cielo? Questo Gesù che vi ha lasciato per salire in cielo, un giorno
ritornerà come lo avete visto partire».
MATTIA PRENDE IL POSTO DI GIUDA
12 Allora gli apostoli
lasciarono il monte degli Ulivi e ritornarono a Gerusalemme. Questo monte
è molto vicino alla città: a mezz'ora di strada a piedi.
13 Quando furono arrivati, salirono al piano
superiore della casa dove abitavano. Ecco i nomi degli apostoli: Pietro e
Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo
figlio di Alfeo, Simone che era stato del partito degli zeloti, e Giuda figlio
di Giacomo.
14 Erano tutti concordi, e si
riunivano regolarmente per la preghiera con le donne, con Maria, la madre di
Gesù, e con i suoi fratelli.
15 In quei
giorni, le persone radunate erano circa centoventi. Pietro si alzò in
mezzo a tutti e disse:
16 «Fratelli, era
necessario che si realizzasse quello che lo Spirito Santo aveva detto nella
Bibbia. Per mezzo di Davide egli aveva parlato di Giuda, che divenne la guida di
coloro che arrestarono Gesù.
17 Giuda era
uno di noi, e come noi era stato scelto per questa missione.
18 «Con i soldi ricavati dal suo delitto,
Giuda comprò un campo e vi ha trovato la morte precipitando a capofitto:
il suo corpo si è squarciato e le sue viscere si sono sparse.
19 Il fatto è così noto a tutti
gli abitanti di Gerusalemme che quel campo, nella loro lingua, essi lo chiamano
Akeldamà, cioè campo del sangue.
20 «Ricordate ciò che sta scritto
nel libro dei Salmi:
La sua casa diventi un
deserto
e nessuno più vi
abiti.
Sta pure
scritto:
il suo incarico lo prenda un
altro.
2122 «E' necessario dunque che un
altro si unisca a noi per farsi testimone della risurrezione del Signore
Gesù. Deve essere uno di quelli che ci hanno accompagnato mentre il
Signore Gesù è vissuto con noi, da quando Giovanni predicava e
battezzava fino a quando Gesù è stato portato in cielo, mentre era
con noi».
23 Vennero allora presentati due
uomini: un certo Giuseppe, detto Barsabba, o anche Giusto, e un certo Mattia.
24 Poi pregarono così: «O Signore,
tu che conosci il cuore di tutti, facci sapere quale di questi due tu hai
scelto.
25 Giuda ci ha lasciati ed è
andato al suo destino. Chi di questi due dovrà prendere il suo posto e
continuare la missione di apostolo?».
26
Tirarono a sorte, e la scelta cadde su Mattia, che fu aggiunto al gruppo degli
undici apostoli.
CAPITOLO
2
LO SPIRITO SANTO SCENDE SUGLI APOSTOLI
1 Quando venne il giorno della
Pentecoste, i credenti erano riuniti tutti insieme nello stesso luogo.
2 All'improvviso si sentì un rumore in
cielo, come quando tira un forte vento, e riempì tutta la casa dove si
trovavano.
3 Allora videro qualcosa di simile a
lingue di fuoco che si separavano e si posavano sopra ciascuno di loro.
4 Tutti furono riempiti di Spirito Santo e si
misero a parlare in altre lingue, come lo Spirito Santo concedeva loro di
esprimersi.
5 A Gerusalemme c'erano Ebrei,
uomini molto religiosi, venuti da tutte le parti del mondo.
6 Appena si sentì quel rumore, si
radunò una gran folla, e non sapevano che cosa pensare. Ciascuno infatti
li sentiva parlare nella propria lingua,
7 per
cui erano pieni di meraviglia e di stupore e dicevano: «Questi uomini che
parlano sono tutti Galilei?
8 Come mai allora li
sentiamo parlare nella nostra lingua nativa?
9
Noi apparteniamo a popoli diversi: Parti, Medi e Elamiti. Alcuni di noi vengono
dalla Mesopotamia, dalla Giudea e dalla Cappadòcia, dal Ponto e
dall'Asia,
10 dalla Frigia e dalla Panfilia,
dall'Egitto e dalla Cirenaica, da Creta e dall'Arabia. C'è gente che
viene perfino da Roma:
11 alcuni sono nati
ebrei, altri invece si sono convertiti alla religione ebraica. Eppure tutti li
sentiamo annunziare, ciascuno nella sua lingua, le grandi cose che Dio ha
fatto».
12 Se ne stavano li pieni di
meraviglia e non sapevano che cosa pensare. Dicevano gli uni agli altri:
«Che significato avrà tutto questo?».
13 Altri invece ridevano e dicevano: «Sono
completamente ubriachi».
PIETRO ANNUNZIA LA RISURREZIONE DI GESÙ
14 Allora Pietro si
alzò insieme con gli altri undici apostoli. A voce alta parlò
così: «Uomini di Giudea e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme:
ascoltate attentamente le mie parole e saprete che cosa sta accadendo.
15 Questi uomini non sono affatto ubriachi, come
voi pensate, - tra l'altro è presto: sono solo le nove del mattino.
-
16 Si realizza invece quello che Dio aveva
annunziato per mezzo del profeta Gioele.
17 Ecco
- dice Dio - ciò che accadrà negli ultimi
giorni:
manderò il mio Spirito su tutti
gli uomini:
i vostri figli e le vostre figlie
saranno profeti,
i vostri giovani avranno
visioni,
i vostri anziani avranno
sogni.
18 Su tutti quelli che mi servono, uomini
e
donne,
in quei
giorni io manderò il mio Spirito
ed essi
parleranno come profeti.
19 Farò cose
straordinarie lassù in cielo
e prodigi
giù sulla terra:
sangue, fuoco e nuvole di
fumo.
20 Il sole si
oscurerà
e la luna diventerà rossa
come il sangue.
prima che venga il giorno grande
e
glorioso del
Signore.
21 Allora, chiunque invocherà il
nome del
Signore sarà
salvo.
22 «Uomini d'Israele, ascoltate
ciò che sto per dire. Gesù di Nàzaret era un uomo mandato
da Dio per voi. Dio gli ha dato autorità con miracoli, con prodigi e con
segni. E' stato Dio stesso a compierli per mezzo di lui fra voi. E voi lo sapete
bene!
23 Quest'uomo, secondo le decisioni e il
piano prestabilito da Dio, è stato messo nelle vostre mani e voi, con la
complicità di uomini malvagi, lo avete ucciso inchiodandolo a una croce.
24 Ma Dio l'ha fatto risorgere, liberandolo dal
potere della morte. Era impossibile infatti che Gesù rimanesse schiavo
della morte.
25 Un salmo di Davide infatti dice
di lui:
Vedevo continuamente il Signore davanti
a
me:
egli mi
sostiene perché io non abbia a cadere.
26
Per questo io sono pieno di gioia e posso
cantare la mia
felicità.
Pur essendo mortale,
vivrò nella speranza,
27 perché tu
non mi abbandonerai nel mondo
dei
morti
e non permetterai che il tuo santo vada in
corruzione.
28 Tu
mi hai mostrato i sentieri che portano
alla
vita
e con la tua presenza mi riempirai di
gioia.
29
«Fratelli, devo parlarvi molto chiaramente riguardo al nostro patriarca
Davide. Egli è morto e fu sepolto, e la sua tomba si trova ancor oggi in
mezzo a noi.
30 Egli però era profeta, e
sapeva bene quel che Dio gli aveva promesso con giuramento: "metterò sul
tuo trono uno del tuo sangue".
31 «Davide
dunque vide in anticipo ciò che doveva accadere, e queste sue parole si
riferiscono alla risurrezione del Messia:
Egli
non è stato abbandonato nel mondo
dei
morti
e il suo corpo non è andato in
corruzione.
32 «Questo Gesù, Dio lo
ha fatto risorgere, e noi tutti ne siamo testimoni.
33 Egli è stato innalzato accanto a Dio e
ha ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che era stato promesso. Ora egli ci dona
quello stesso Spirito come anche voi potete vedere e udire.
34 Davide infatti non è salito in cielo;
eppure egli dice:
Il Signore ha detto al mio
Signore:
siedi accanto a me
35 finché io porrò i tuoi nemici
come sgabello dei tuoi
piedi.
36 «Tutto il popolo d'Israele deve
dunque saperlo con certezza: questo Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo
ha fatto Signore e Messia».
37 All'udire
queste parole, i presenti si sentirono come trafiggere il cuore e chiesero a
Pietro e agli altri apostoli:
- Fratelli, che
cosa dobbiamo fare?
38 Pietro
rispose:
- Cambiate vita e ciascuno di voi si
faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo. Riceverete il perdono dei
vostri peccati e il dono dello Spirito Santo.
39
In realtà, ciò che Dio ha promesso vale per voi, per i vostri
figli e per quelli che sono lontani: tutti quelli che il Signore, Dio nostro,
chiamerà.
40 Pietro disse anche molte
altre cose per convincerli e per esortarli. Tra l'altro diceva: «Mettetevi
in salvo dal castigo che sta per venire sopra questa generazione
perversa!».
41 Alcuni ascoltarono le parole
di Pietro e furono battezzati. Così, in quel giorno, circa tremila
persone si aggiunsero al gruppo dei
credenti.
LA VITA DELLA COMUNITA'
42 Essi ascoltavano con
assiduità l'insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente,
partecipavano alla Cena del Signore e pregavano insieme.
43 Dio faceva molti miracoli e prodigi per mezzo
degli apostoli: per questo ognuno era preso da timore.
44 Tutti i credenti vivevano insieme e mettevano
in comune tutto quello che possedevano.
45
Vendevano le loro proprietà e i loro beni e distribuivano i soldi fra
tutti, secondo le necessità di ciascuno.
46 Ogni giorno, tutti insieme, frequentavano il
tempio. Spezzavano il pane nelle loro case e mangiavano con gioia e
semplicità di cuore.
47 Lodavano Dio, ed
erano benvisti da tutta la gente. Di giorno in giorno il Signore faceva crescere
il numero di quelli che giungevano alla
salvezza.
CAPITOLO
3
PIETRO GUARISCE UNO STORPIO
1 Un giorno Pietro e Giovanni
salivano al tempio. Erano le tre del pomeriggio, l'ora della preghiera.
2 Presso la porta del tempio che si chiamava la
"Porta Bella" vi era un uomo, storpio fin dalla nascita. Lo portavano là
ogni giorno, ed egli chiedeva l'elemosina a tutti quelli che entravano nel
tempio.
3 Appena vide Pietro e Giovanni che
stavano per entrare, domandò loro l'elemosina.
4 Ma Pietro, insieme a Giovanni, lo fissò
negli occhi e disse: «Guardaci!».
5
Quell'uomo li guardò, sperando di ricevere da loro qualcosa.
6 Pietro invece gli disse: «Soldi non ne
ho, ma quello che ho te lo do volentieri: nel nome di Gesù Cristo, il
Nazareno, alzati e cammina».
7 Poi lo prese
per la mano destra e lo aiutò ad alzarsi. In quell'istante le gambe e le
caviglie del malato diventarono robuste.
8 Con
un salto si mise in piedi e cominciò a camminare. Poi entrò nel
tempio con gli apostoli: camminava, anzi saltava per la gioia e lodava Dio.
9 Vedendolo camminare e lodare Dio, tutta la
gente
10 lo riconobbe: era proprio lui, quello
che stava alla "Porta Bella" del tempio. Così rimasero tutti pieni di
stupore e di meraviglia per quello che gli era
accaduto.
S. Pietro e S. Giovanni guariscono uno storpio
PIETRO ANNUNZIA LA POTENZA DI GESÙ RISORTO
11 Mentre quell'uomo cercava
di trattenere Pietro e Giovanni, tutta la gente, piena di meraviglia, corse
verso di loro nel portico detto di Salomone.
12
Vedendo ciò, Pietro si rivolse alla folla con queste parole: «Uomini
d'Israele, perché vi meravigliate di questa guarigione? Voi ci guardate
come se fossimo stati noi a far camminare quest'uomo, noi con le nostre forze e
con le nostre preghiere.
13 Invece è
stato Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri.
Con questa guarigione Dio ha manifestato il glorioso potere di Gesù, suo
servo; proprio quel Gesù che voi avete consegnato alle autorità e
avete accusato ingiustamente anche davanti a Pilato, anche se lui aveva deciso
di liberarlo.
14 «Voi avete fatto
condannare il Santo e il Giusto e avete preferito chiedere la liberazione di un
criminale.
15 Così voi avete messo a
morte Gesù, che dà la vita a tutti. Ma Dio lo ha fatto risorgere
dai morti, e noi ne siamo testimoni.
16 Ed
è per la fede in Gesù che quest'uomo che voi vedete e conoscete ha
riacquistato le forze. Gesù gli ha dato la fede e con la sua potenza lo
ha completamente guarito alla presenza di tutti voi.
17 «Fratelli, so bene che voi e i vostri
capi avete agito contro Gesù senza sapere quello che stavate facendo.
18 Ma Dio, in questo modo, ha portato a
compimento quello che aveva annunziato per mezzo dei profeti, e cioè che
il suo Messia doveva soffrire.
19 Cambiate vita,
dunque, e ritornate a Dio, perché Dio perdoni i vostri peccati!
20 «Così il Signore farà
venire per voi i tempi della sua consolazione e vi manderà Gesù,
il Messia, che egli vi aveva destinato.
21
Tuttavia, per il momento, Gesù deve restare in cielo fino a quando non
verrà il tempo nel quale tutte le cose saranno rinnovate, come aveva
detto Dio stesso per mezzo dei suoi santi profeti.
22 «Mosè infatti disse: Il Signore,
il vostro Dio, farà sorgere un profeta come me e sarà uno del
vostro popolo. Dovrete ascoltare tutto ciò che vi dirà.
23 Chiunque non ascolterà questo profeta
sarà escluso dal popolo di Dio e distrutto.
24 Inoltre, anche tutti i profeti che hanno
parlato dopo Samuele hanno annunziato quello che è accaduto in questi
giorni».
25 «Per voi hanno parlato i
profeti, per voi Dio ha fatto un patto di alleanza con i vostri padri quando
disse ad Abramo: Attraverso i tuoi discendenti io benedirò tutti i popoli
della terra.
26 Per questo Dio ha fatto
risorgere il suo servo Gesù e lo ha mandato a portarvi la sua salvezza, a
voi prima che agli altri, perché ognuno si converta dalla sua vita
cattiva».
CAPITOLO
4
PIETRO E GIOVANNI DAVANTI AL TRIBUNALE
1 Pietro e Giovanni stavano
ancora parlando al popolo, quando arrivarono i sacerdoti e i sadducei insieme al
comandante delle guardie del tempio.
2 Essi
erano molto irritati per il fatto che gli apostoli insegnavano al popolo, ma
soprattutto perché annunziavano che Gesù era risuscitato e che
quindi i morti risorgono.
3 Perciò li
arrestarono e li gettarono in prigione fino al giorno successivo, perché
ormai era sera.
4 Tuttavia, molti di quelli che
avevano ascoltato la predicazione degli apostoli credettero, e la
comunità dei credenti aumentò di numero fino a circa cinquemila
persone.
5 Il giorno dopo a Gerusalemme si
radunarono i capi degli Ebrei e del popolo e i maestri della legge.
6 Erano presenti anche Anna, sommo sacerdote, e
Caifa, Giovanni e Alessandro, e quanti appartenevano alla famiglia del sommo
sacerdote.
7 Fecero venire gli apostoli e
incominciarono a interrogarli: «Da dove o da chi avete ricevuto il potere
di far questo?».
8 Allora Pietro, pieno di
Spirito Santo, rispose loro: «Capi del popolo e anziani di questo
tribunale, ascoltatemi.
9 Voi oggi ci domandate
conto del bene che abbiamo fatto a un povero malato e per di più volete
sapere come mai quest'uomo ha potuto essere guarito.
10 Ebbene, una cosa dovete sapere voi e tutto il
popolo d'Israele: quest'uomo sta davanti a voi, guarito, perché abbiamo
invocato Gesù Cristo, il Nazareno, quel Gesù che voi avete messo
in croce e che Dio ha fatto risorgere dai morti.
11 Il libro dei Salmi parla di lui quando
dice:
La pietra che voi, costruttori,
avete
eliminato
è diventata la pietra più
importante.
12 Gesù Cristo, e nessun
altro, può darci la salvezza: infatti non esiste altro uomo al mondo al
quale Dio abbia dato il potere di
salvarci».
13 I membri del tribunale ebraico
erano davvero stupiti dalla franchezza con la quale Pietro e Giovanni parlavano,
tanto più che si trattava di persone molto semplici e senza cultura, e
avevano dovuto riconoscere che erano stati seguaci di Gesù.
14 In presenza di quell'uomo guarito, che stava
accanto a loro, non sapevano che cosa dire.
15
Allora comandarono a Pietro e Giovanni di uscire dalla sala del tribunale e si
misero a discutere tra di loro
16 così:
«Che cosa possiamo fare adesso con questi uomini? Ormai tutti gli abitanti
di Gerusalemme sanno che essi hanno compiuto questo miracolo pubblicamente, e
noi non possiamo certamente dire che non è vero.
17 Tuttavia, dobbiamo proibire loro in modo
assoluto di parlare nel nome di Gesù: così la notizia di questo
miracolo non si diffonderà ancora di più fra la
gente».
18 Li fecero chiamare di nuovo e
comandarono loro di non parlare assolutamente di Gesù e di non insegnare
più nel suo nome.
19 Ma Pietro e Giovanni
risposero: «Giudicate voi stessi che cosa è giusto davanti a Dio:
dobbiamo ascoltare voi oppure dobbiamo ubbidire a Dio?
20 Quanto a noi, non possiamo fare a meno di
parlare di quelle cose che abbiamo visto e
udito».
21 Quelli del tribunale ebraico li
minacciarono di nuovo, poi li lasciarono andare liberi, perché non
riuscivano a trovare un motivo per punirli. Avevano anche paura del popolo:
tutti infatti ringraziavano ancora Dio per il miracolo che avevano fatto.
22 L'uomo che era stato miracolosamente guarito
aveva già più di
quarant'anni.
COME PREGAVANO I PRIMI CRISTIANI
23 Pietro e Giovanni furono lasciati
liberi, ritornarono dai loro compagni e raccontarono quello che avevano detto i
capi dei sacerdoti e del popolo.
24 Tutti
ascoltarono; poi si riunirono a pregare Dio con queste parole: «O Dio, tu
hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto quello che essi contengono.
25 Tu per mezzo dello Spirito Santo hai fatto
dire a Davide, nostro padre e tuo servitore, queste parole
profetiche:
Perché i pagani si sono
agitati con orgoglio?
perché i popoli
hanno fatto
dei complotti
inutili?
26 I re della terra si sono messi
in stato di allarme,
e i capi di eserciti si sono accordati
tra di
loro
contro il Signore e contro il suo
Messia.
27 «E davvero qui a Gerusalemme
Erode e Ponzio Pilato si sono messi d'accordo con gli stranieri e con il popolo
d'Israele contro il tuo santo servo Gesù, che tu hai scelto come Messia.
28 «Così essi hanno eseguito quello
che tu, o Signore, avevi deciso e stabilito.
29
Ma ora, o Signore, guarda come ci minacciano e concedi a noi, tuoi servi, di
poter annunziare la tua parola con grande coraggio.
30 Fa' vedere la tua potenza e fa' in modo che
avvengano ancora guarigioni, prodigi e miracoli, quando invochiamo Gesù,
il tuo santo servo».
31 Appena ebbero finito
di pregare, il luogo nel quale erano radunati tremò: lo Spirito Santo
venne su ciascuno di loro, e cominciarono ad annunziare la parola di Dio senza
paura.
I PRIMI CRISTIANI METTONO IN COMUNE I LORO BENI
32 La comunità dei credenti
viveva unanime e concorde, e quelli che possedevano qualcosa non lo
consideravano come proprio, ma tutto quello che avevano lo mettevano insieme.
33 Gli apostoli annunziavano con convinzione e
con forza che il Signore Gesù era risuscitato. Dio li sosteneva con la
sua grazia.
34 Tra i credenti nessuno mancava
del necessario, perché quelli che possedevano campi o case li vendevano,
e i soldi ricavati li mettevano a disposizione di tutti:
35 li consegnavano agli apostoli e poi venivano
distribuiti a ciascuno secondo le sue necessità.
36 Ad esempio: un certo Giuseppe, un levita nato
a Cipro che gli apostoli chiamavano Bàrnaba (cioè uno che infonde
coraggio),
37 aveva un campo, lo vendette e
portò i soldi agli
apostoli.
CAPITOLO
5
ANANIA E SAFFIRA
1 Un certo Anania invece,
d'accordo con sua moglie Saffira, vendette un
campo
2 ma tenne per sé una parte dei
soldi ricavati e agli apostoli consegnò soltanto l'altra parte. Sua
moglie sapeva tutto questo ed era pienamente d'accordo.
3 Ma Pietro si accorse del fatto e disse:
«Anania, come mai Satana ha potuto impadronirsi di te? Ti sei trattenuto
una parte dei soldi ricavati dalla vendita, ma così facendo non sei stato
sincero verso lo Spirito Santo!
4 Prima che tu
lo vendessi, il campo era tuo e anche dopo averlo venduto potevi benissimo
tenere tutto il denaro per te: lo sai bene. Perché, invece, hai pensato
di fare una simile azione? Tu non sei stato bugiardo verso gli uomini, ma verso
Dio».
5 Appena ebbe sentito queste parole,
Anania cadde a terra morto. E tutti quelli che vennero a conoscenza di questo
fatto furono presi da grande paura.
6 Poi,
alcuni giovani avvolsero in un lenzuolo il corpo di Anania e lo portarono via
per seppellirlo.
7 Circa tre ore dopo
arrivò anche la moglie di Anania. Essa non sapeva quel che era appena
accaduto.
8 Pietro le
chiese:
- Dimmi, Saffira, il vostro campo l'avete
venduto proprio a questo prezzo?
Essa
rispose:
- Sì, a questo
prezzo!
9 Allora Pietro le
disse:
- Perché vi siete messi d'accordo,
tutti e due, di sfidare lo Spirito del Signore? Ecco, stanno tornando quelli che
hanno seppellito il corpo di tuo marito: ora essi porteranno via anche te.
10 In quello stesso momento Saffira cadde a
terra davanti a Pietro e mori. Quando i giovani entrarono la trovarono morta;
allora la portarono via per seppellirla accanto al corpo di suo marito.
11 Tutta la Chiesa e quelli che vennero a
conoscenza di questo fatto furono presi da grande
paura.
I MIRACOLI DEGLI APOSTOLI
12 Gli apostoli facevano molti
prodigi e miracoli in mezzo alla gente. I credenti, di solito, si riunivano
sotto il portico di Salomone.
13 Nessun altro
osava unirsi a loro, eppure il popolo aveva grande stima di loro.
14 La comunità cresceva sempre di
più, perché aumentava il numero di uomini e di donne che credevano
nel Signore.
15 I malati venivano portati
perfino nelle piazze: li mettevano sui giacigli e sulle barelle, per fare in
modo che Pietro, passando, li potesse sfiorare almeno con l'ombra del suo corpo.
16 Molta gente accorreva anche dai villaggi
vicino a Gerusalemme: portavano i malati e quelli che erano tormentati da
spiriti maligni; e tutti quanti venivano guariti.
GLI APOSTOLI VENGONO PERSEGUITATI DALLE AUTORITA'
17 Allora il sommo sacerdote e
tutti quelli che erano con lui, cioè quelli del partito dei sadducei,
pieni di gelosia,
18 fecero arrestare gli
apostoli e li gettarono in prigione.
19 Ma
durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li
fece uscire e disse loro:
20 «Andate nel
tempio e predicate al popolo tutto quello che riguarda la nuova
vita».
21 Gli apostoli ubbidirono: di buon
mattino andarono nel tempio e si misero a
insegnare.
Nel frattempo, il sommo sacerdote e
quelli che erano con lui convocarono i capi del popolo ebraico per una seduta di
tutto il loro tribunale. Intanto diedero ordine che gli apostoli fossero portati
fuori del carcere dinanzi a loro.
22 Ma quando
le guardie arrivarono nella prigione non vi trovarono gli apostoli. Allora
tornarono subito indietro e riferirono:
23
«La prigione noi l'abbiamo trovata ben chiusa e le guardie stavano al loro
posto davanti alle porte. Ma quando abbiamo aperto le porte, dentro non c'era
più nessuno».
24 Nel sentire queste
cose il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti non sapevano
cosa pensare e si domandavano cosa poteva essere
accaduto.
25 Allora si presentò un uomo e
disse: «Ascoltate: quegli uomini che voi avete messo in prigione, ora si
trovano nel tempio e stanno insegnando al
popolo».
26 Il comandante delle guardie
partì subito con i suoi uomini per arrestare di nuovo gli apostoli, ma
senza violenza, perché temevano di essere presi a sassate dalla gente.
27 Li portarono via e li fecero comparire
davanti al tribunale. Il sommo sacerdote cominciò ad accusarli:
28 «Noi vi avevamo severamente proibito di
insegnare nel nome di quell'uomo, e voi invece avete diffuso il vostro
insegnamento per tutta Gerusalemme. Per di più, volete far cadere su di
noi la responsabilità della sua
morte».
29 Ma Pietro e gli apostoli
risposero: «Si deve ubbidire prima a Dio che agli uomini.
30 Ora, il Dio dei nostri padri ha fatto
risorgere Gesù, quello che voi avete fatto morire inchiodandolo a una
croce.
31 Dio lo ha innalzato accanto a
sé, come nostro capo e Salvatore per offrire al popolo d'Israele
l'occasione di cambiar vita e di ricevere il perdono dei peccati.
32 «Noi siamo testimoni di questi fatti:
noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli
ubbidiscono».
33 I giudici del tribunale
ebraico, sentendo queste cose, furibondi volevano eliminare gli apostoli.
34 Ma tra di loro vi era un fariseo, un certo
Gamalièle: egli era anche un maestro della legge, molto stimato dal
popolo. Si alzò in mezzo al tribunale e chiese che gli apostoli fossero
condotti momentaneamente fuori della sala.
35
Poi disse: «Voi, Israeliti, pensate bene a quello che avete intenzione di
fare con questi uomini.
36 Non molto tempo fa,
ricordate, fece gran chiasso un certo Tèuda il quale diceva di essere un
uomo importante, e aveva circa quattrocento seguaci. Ma poi egli fu ucciso e
quelli che lo avevano seguito si dispersero fino a scomparire del tutto.
37 Dopo di lui, all'epoca del censimento, si
presentò un certo Giuda, oriundo della Galilea. Egli persuase un gran
numero di persone a seguirlo, ma anche lui fu ucciso, e tutti quelli che lo
avevano seguito si dispersero.
38 Per quanto
riguarda il caso di oggi, ecco quello che vi dico: non occupatevi più di
questi uomini, lasciateli andare: perché se la loro pretesa e la loro
attività sono cose solamente umane scompariranno da sé;
39 se invece Dio è dalla loro parte, non
sarete certamente voi a mandarli in rovina. Non correte il rischio di dover
combattere contro Dio». Quelli del tribunale ebraico seguirono il parere di
Gamalièle.
40 Fecero richiamare gli
apostoli e li punirono facendoli frustare; poi comandarono loro di non parlare
più nel nome di Gesù e finalmente li lasciarono liberi.
41 Gli apostoli uscirono dal tribunale e se ne
andarono tutti contenti, perché avevano avuto l'onore di essere
maltrattati a causa del nome di Gesù.
42
Ogni giorno, nel tempio o nelle case, continuavano a insegnare e ad annunziare
che Gesù è il
Messia.
CAPITOLO 6
SETTE AIUTANTI PER GLI APOSTOLI
1 Intanto a Gerusalemme
cresceva il numero dei discepoli e accadde che i credenti di lingua greca si
lamentarono di quelli che parlavano ebraico: succedeva che le loro vedove
venivano trascurate nella distribuzione quotidiana dei viveri.
2 I dodici apostoli allora riunirono il gruppo
dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la
predicazione della parola di Dio per occuparci della distribuzione dei viveri.
3 Ecco dunque, fratelli, la nostra proposta:
scegliete fra di voi sette uomini, stimati da tutti, pieni di Spirito Santo e di
saggezza, e noi affideremo a loro questo incarico.
4 Noi apostoli, invece, impegneremo tutto il
nostro tempo a pregare e ad annunziare la parola di
Dio».
5 Questa proposta degli apostoli
piacque all'assemblea. Allora scelsero Stefano, uomo ricco di fede e di Spirito
Santo, e poi Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne,
Parmenàs e Nicola, uno straniero che proveniva da Antiòchia.
6 Presentarono poi questi sette uomini agli
apostoli i quali pregarono e stesero le mani sopra di loro.
7 Intanto la parola di Dio si diffondeva sempre
di più. A Gerusalemme il numero dei discepoli cresceva notevolmente, e
anche molti sacerdoti prestavano ascolto alla predicazione degli apostoli e
credevano.
STEFANO VIENE ARRESTATO
8 Dio era con Stefano e gli
dava la forza di fare grandi miracoli e prodigi in mezzo al popolo.
9 Ma alcuni individui gli si opposero: erano
quelli della comunità ebraica detta dei liberti, insieme con altri di
Cirene e di Alessandria, e altri della Cilicia e dell'Asia. Costoro si misero a
discutere con Stefano,
10 ma non potevano
resistergli perché egli parlava con la saggezza che gli veniva dallo
Spirito Santo.
11 Allora pagarono alcuni uomini
perché dicessero: «Noi abbiamo sentito costui dire bestemmie contro
Mosè e contro Dio».
12 Così
misero in agitazione il popolo, i capi del popolo e i maestri della legge. Poi
gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono in tribunale.
13 Presentarono poi dei falsi testimoni, i quali
dissero: «Quest'uomo continua a parlare contro il luogo santo, il tempio, e
contro la nostra legge.
14 Anzi lo abbiamo
sentito affermare che Gesù il Nazareno distruggerà il tempio e
cambierà le tradizioni che ci sono state date da
Mosè».
15 Tutti quelli che sedevano
nella sala del tribunale fissarono gli occhi su di lui e videro il suo volto
splendere come quello di un angelo.
STEFANO SI DIFENDE DI FRONTE AL TRIBUNALE EBRAICO
CAPITOLO
7
1 Il sommo sacerdote domandò a Stefano:
«E' vero quello che dicono i tuoi accusatori?».
2 Stefano allora rispose: «Fratelli e
padri, ascoltatemi! Il nostro Dio, al quale appartengono l'onore e la gloria, si
manifestò ad Abramo, nostro antico padre, quando si trovava in
Mesopotamia e non era ancora andato ad abitare nella terra di Carran.
3 Gli disse: Esci dalla tua terra, lascia la tua
famiglia e va' nella terra che io indicherò.
4 «Abramo allora abbandonò la terra
dei Caldei e andò ad abitare nella regione di Carran. Poi il padre di
Abramo morì e Dio lo fece emigrare in questa terra nella quale adesso
abitate voi.
5 Ma in essa non gli diede alcun
possesso, neppure un metro di terra; gli promise invece che l'avrebbe data in
proprietà più tardi a lui e ai suoi discendenti: ma a quel tempo
Abramo non aveva figli.
6 Poi Dio gli disse: "I
tuoi discendenti andranno ad abitare in una terra straniera: là saranno
ridotti in schiavitù e oppressi per quattrocento anni.
7 Ma io punirò quel popolo che li
avrà fatti diventare schiavi. Allora potranno uscire e mi adoreranno in
questo luogo".
8 «Così disse il
Signore, poi fece con Abramo quell'alleanza che ha per segno la circoncisione. E
così Abramo ebbe un figlio, Isacco, e lo circoncise l'ottavo giorno. Poi
Isacco generò Giacobbe e Giacobbe generò i dodici patriarchi.
9 «I patriarchi erano invidiosi di uno di
loro, Giuseppe; lo vendettero come schiavo e fu portato in Egitto. Ma Dio era
con lui,
10 e lo liberò da tutte le sue
tribolazioni: lo fece diventare sapiente e lo rese simpatico al faraone, re
d'Egitto, il quale perciò nominò Giuseppe governatore dell'Egitto
e amministratore di tutti i suoi beni.
11 Poi,
in tutto l'Egitto e nella terra di Canaan ci fu una grande carestia. La miseria
era grande e i nostri padri non trovavano nulla da mangiare.
12 Giacobbe, però, aveva saputo che in
Egitto c'era ancora del grano: allora vi mandò i nostri padri a comprano.
13 Quando tornarono la seconda volta, Giuseppe
si fece riconoscere dai suoi fratelli, e così il faraone venne a sapere
di che stirpe era Giuseppe.
14 Giuseppe allora
mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela:
settantacinque persone in tutto.
15 Giacobbe si
recò in Egitto e più tardi morì, lui e tutti i nostri
antenati.
16 I loro corpi furono trasportati
nella città di Sichem e furono deposti nel sepolcro che Abramo aveva
comprato e pagato in denaro dai figli di Emor, in Sichem.
17 «Mentre si avvicinava il tempo nel quale
Dio avrebbe realizzato la promessa fatta ad Abramo, il popolo cresceva e si
moltiplicava in Egitto.
18 Un giorno un nuovo
re, che non sapeva nulla di Giuseppe, salì sul trono d'Egitto.
19 Questo re perseguitò la nostra gente e
agì astutamente contro di essa: costrinse i nostri padri ad abbandonare i
loro bambini per farli morire.
20 In quel tempo
nacque Mosè, un bambino straordinariamente bello. Per tre mesi fu
allevato nella casa di suo padre.
21 Ma quando
fu abbandonato, la figlia del faraone lo raccolse e lo allevò come fosse
suo figlio.
22 Così Mosè
imparò tutte le scienze degli Egiziani e divenne un uomo importante, sia
per quel che diceva sia per quel che faceva.
23
«Quando giunse all'età di quarant'anni, Mosè sentì il
desiderio di conoscere la sua gente, il popolo d'Israele.
24 Andò da loro e vide uno che veniva
maltrattato da un Egiziano: lo difese e, per vendicarlo, uccise l'Egiziano.
25 Mosè pensava che i suoi fratelli di
razza avrebbero capito che, per mezzo di lui, Dio intendeva salvarli dagli
Egiziani. Ma essi non capirono.
26 Il giorno
dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si dava da
fare per metterli in pace. Diceva loro: Non sapete che siete fratelli?
Perché vi insultate tra di voi?
27 Ma
colui che stava maltrattando il suo vicino lo respinse dicendo: Chi ti ha fatto
capo e giudice sopra di noi?
28 Vuoi forse
uccidermi, come ieri hai ucciso quell'Egiziano?
29 Sentendo queste parole, Mosè
fuggì e andò ad abitare nella terra di Madian e là ebbe due
figli».
30 «Quarant'anni dopo, quando
era nel deserto del monte Sinai, gli apparve un angelo tra le fiamme di un
cespuglio che bruciava.
31 Mosè rimase
stupito per questa visione, e mentre si avvicinava al cespuglio per vedere
meglio, udì la voce del Signore che diceva:
32 Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di
Abramo, di Isacco e di Giacobbe.
«Tutto
tremante, Mosè non osava alzare lo sguardo.
33 Ma il Signore gli disse: Togliti i sandali,
perché il luogo in cui stai è terra santa.
34 Ho visto il mio popolo duramente maltrattato
in Egitto, ho udito i loro gemiti e sono venuto a liberarli. Ora vieni: voglio
mandarti in Egitto.
35 «Quest'uomo,
Mosè, è colui che gli Israeliti avevano rinnegato dicendo: Chi ti
ha nominato capo e giudice?: proprio lui Dio ha mandato come capo e salvatore,
per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel cespuglio.
36 Egli li fece uscire dall'Egitto, facendo
prodigi e miracoli in quel paese, nel mar Rosso e nel deserto, per quarant'anni.
37 Egli è quel Mosè che disse al
popolo d'Israele: Dio farà sorgere un profeta come me e sarà uno
del vostro popolo.
38 Egli è colui che,
mentre erano radunati nel deserto, fece da intermediario tra l'angelo che gli
parlava sul monte Sinai e i nostri padri. Egli ricevette da Dio parole capaci di
dare la vita e le comunicò a noi.
39
«Ma i nostri padri non vollero ascoltarlo, anzi lo respinsero e
desiderarono ritornare in Egitto.
40
«Dicevano infatti ad Aronne: Facci degli dèi che possano camminare
davanti a noi, perché non sappiamo che cosa sia capitato a questo
Mosè che ci ha condotto fuori dell'Egitto.
41 E in quei giorni si fecero un vitello d'oro,
offrirono sacrifici a quell'idolo e furono contenti di quanto avevano fatto con
le loro mani.
42 Allora Dio si allontanò
da loro, li abbandonò a se stessi, e così adorarono gli astri del
cielo come sta scritto nel libro dei
Profeti:
Voi, o popolo d'Israele,
avete offerto vittime e
sacrifici
per quarant'anni nel deserto, ma non a
me.
43 Avete invece preferito la tenda di
Mòloc
e la stella del dio
Refàn:
tutte immagini che vi siete
fabbricati
per
adorarle!
Perciò io vi
castigherò
e vi porterò al di
là di Babilonia.
44 «I nostri padri
nel deserto avevano la tenda dell'incontro, nella quale Dio parlava con
Mosè. Dio stesso aveva ordinato a Mosè di costruirla secondo un
modello che gli aveva indicato.
45 Essa fu poi
consegnata ai nostri padri ed essi, sotto la guida di Giosuè, la
portarono con loro quando conquistarono la terra dei pagani che Dio
cacciò davanti a loro. Così rimase fino ai tempi di Davide.
46 «Davide ottenne il favore di Dio e
chiese di poter costruire una casa per il Dio di Giacobbe.
47 Ma fu il re Salomone che costruì una
casa al Signore.
48 Dio Onnipotente però
non abita in edifici costruiti dalle mani dell'uomo. Lo dice anche il
profeta:
49 «Il cielo è il mio
trono
e la terra è lo sgabello per i miei
piedi.
Quale casa potrete mai costruirmi,
dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio
riposo?
50 Non sono stato io a fare tutte queste
cose?
51 «Testardi! I vostri cuori sono
insensibili e le vostre orecchie sorde. Voi vi opponete sempre allo Spirito
Santo: come hanno fatto i vostri padri così fate anche voi.
52 Qual è il profeta che i vostri padri
non hanno perseguitato? Essi uccisero i profeti che annunziavano la venuta di
Gesù, il Giusto, quello che voi ora avete tradito e ucciso.
53 Voi avete ricevuto la legge di Dio per mezzo
degli angeli, ma non l'avete osservata!».
STEFANO VIENE LAPIDATO
54 Nel sentirlo parlare,
quelli del tribunale ebraico si infuriarono e si agitarono contro Stefano.
55 Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando gli
occhi al cielo, vide lo splendore di Dio e Gesù che stava alla sua
destra.
56 Disse: «Ecco, io vedo i cieli
aperti e il Figlio dell'uomo che sta in piedi alla destra di
Dio».
57 Allora si turarono le orecchie e
gridarono a gran voce; poi si scagliarono tutti insieme contro Stefano,
58 lo trascinarono fuori città per
ucciderlo a sassate. I testimoni deposero i loro mantelli presso un giovane, un
certo Saulo, perché li custodisse.
59
Mentre gli scagliavano addosso le pietre, Stefano pregava così:
«Signore Gesù, accogli il mio
spirito».
60 E cadendo in ginocchio,
gridò forte: «Signore, non tener conto del loro peccato». Poi
morì.
Martirio di S. StefanoCAPITOLO
8
1 Saulo era uno di quelli che approvavano
l'uccisione di Stefano.
SAULO PERSEGUITA LA COMUNITÀ CRISTIANA
In quel giorno si
scatenò una violenta persecuzione contro la comunità di
Gerusalemme: tutti, eccetto gli apostoli, si dispersero nelle regioni della
Giudea e della Samaria.
2 Alcune persone buone
seppellirono il corpo di Stefano e piansero molto per la sua morte.
3 Saulo intanto infieriva contro la Chiesa:
entrava nelle case, trascinava fuori uomini e donne e li faceva mettere in
prigione.
FILIPPO PARLA DI GESÙ AI SAMARITANI
4 Ma quelli che si erano
dispersi andavano per il paese e annunziavano la parola di Dio.
5 Filippo, uno dei sette diaconi, giunto in una
città della Samaria, cominciò a parlare del Messia ai suoi
abitanti.
6 La folla seguiva attentamente i
discorsi di Filippo per quel che diceva e perché vedeva i miracoli che
egli faceva.
7 Molti tormentati da spiriti
maligni gridavano a gran voce, e gli spiriti se ne uscivano dagli ammalati;
anche numerosi paralizzati e zoppi furono guariti.
8 Perciò, gli abitanti della città
erano molto contenti.
IL MAGO SIMONE
9 Già da tempo viveva
in quella città un certo Simone, che praticava la magia ed era molto
ammirato dalla popolazione della Samaria, perché si spacciava per un
grande uomo.
10 Tutti, dai più piccoli ai
più grandi, gli davano ascolto. Dicevano tra l'altro: «In quest'uomo
si manifesta la potenza di Dio, la grande potenza di
Dio».
11 Gli davano ascolto perché
già da molto tempo li aveva profondamente sconvolti con le sue arti
magiche.
12 Quando però credettero a
Filippo che annunziava loro il regno di Dio e Gesù Cristo, uomini e donne
si fecero battezzare.
13 Anche Simone credette e
fu battezzato: anzi egli stava sempre con Filippo e, vedendo i grandi miracoli e
prodigi che avvenivano, ne rimaneva incantato.
14 Gli apostoli che erano rimasti in Gerusalemme
vennero a sapere che gli abitanti della Samaria avevano accolto la parola di
Dio: perciò mandarono da loro Pietro e Giovanni.
15 Quando questi due arrivarono in Samaria,
pregarono perché i Samaritani ricevessero lo Spirito Santo.
16 Nessuno di loro infatti aveva ricevuto lo
Spirito Santo, ma erano stati semplicemente battezzati nel nome del Signore
Gesù.
17 Allora Pietro e Giovanni posero
le mani su loro, e quelli ricevettero lo Spirito Santo.
18 Simone vedeva che quando gli apostoli
ponevano le mani su qualcuno, quello riceveva lo Spirito Santo; perciò
offrì denaro agli apostoli
19
dicendo:
- Date anche a me questo potere, fate in
modo che coloro sui quali io poserò le mie mani ricevano lo Spirito
Santo.
20 Ma Pietro gli
rispose:
- Va' alla malora, tu e il tuo denaro,
perché hai pensato che il dono di Dio si può acquistare con i
soldi.
21 Tu non hai assolutamente nulla da
condividere con noi in queste cose, perché tu non hai la coscienza a
posto davanti a Dio.
22 Smettila di pensare a
questo modo e prega il Signore perché ti perdoni l'intenzione malvagia
che hai avuto.
23 Mi accorgo infatti che sei
pieno di male e prigioniero della cattiveria.
24
Allora Simone rispose:
- Pregate voi il Signore
per me, perché non mi capiti nulla di quello che avete detto.
25 Così Pietro e Giovanni davano la loro
testimonianza e predicavano la parola del Signore. Poi ripresero la strada verso
Gerusalemme: cammin facendo predicavano anche in molti altri villaggi dei
Samaritani.
FILIPPO INCONTRA UN FUNZIONARIO DELLA REGINA D'ETIOPIA
26 Un angelo del Signore
parlò così a Filippo: «Alzati, e va' verso sud, sulla strada
che scende da Gerusalemme a Gaza: è una strada
deserta».
27 Filippo si alzò e si
mise in cammino. Tutto a un tratto incontrò un Etiope: era un eunuco, un
funzionario di Candace, regina dell'Etiopia, amministratore di tutti i suoi
tesori. Era venuto a Gerusalemme per adorare
Dio
28 e ora ritornava nella sua patria. Seduto
sul suo carro, egli stava leggendo una delle profezie di Isaia.
29 Allora lo Spirito di Dio disse a Filippo:
«Va' avanti e raggiungi quel carro».
30
Filippo gli corse vicino e sentì che quell'uomo stava leggendo un brano
del profeta Isaia. Gli disse: «Capisci quello che leggi?».
31 Ma quello rispose: «Come posso capire se
nessuno me lo spiega?». Poi invitò Filippo a salire sul carro e a
sedersi accanto a lui.
32 Il brano della Bibbia
che stava leggendo era questo:
Come una pecora fu
condotto al macello,
e come un agnello che tace
dinanzi a chi lo tosa,
così egli non aprì
bocca.
33 E' stato umiliato ma ottenne giustizia.
Non potrà avere discendenti,
perché con violenza gli è stata
tolta la vita.
34 Rivoltosi a Filippo l'eunuco
disse: «Dimmi, per piacere: queste cose il profeta di chi le dice. di se
stesso o di un altro?».
35 Allora Filippo
prese la parola e cominciando da questo brano della Bibbia gli parlò di
Gesù.
36 Lungo la via arrivarono a un
luogo dove c'era acqua e l'Etiope disse: «Ecco, qui c'è dell'acqua!
Che cosa mi impedisce di essere battezzato?».
[37]
38 Allora
l'eunuco fece fermare il carro: Filippo e l'eunuco discesero insieme nell'acqua
e Filippo lo battezzò.
39 Quando
risalirono dall'acqua, lo Spirito del Signore porlò via Filippo, e
l'eunuco non lo vide più. Tuttavia egli continuò il suo viaggio,
pieno di gioia.
40 Filippo poi si trovò
presso la città di Azoto da quella città fino a Cesarèa
egli predicava a tutti.
CAPITOLO
9
SAULO DIVENTA CRISTIANO
1 Saulo intanto continuava a
minacciare i discepoli del Signore e faceva di tutto per farli morire. Si
presentò al sommo sacerdote,
2 e gli
domandò una lettera di presentazione per le sinagoghe di Damasco.
Intendeva arrestare, qualora ne avesse trovati, uomini e donne, seguaci della
nuova fede, e condurli a Gerusalemme.
3 Cammin
facendo, mentre stava avvicinandosi a Damasco, all'improvviso una luce dal cielo
lo avvolse.
4 Cadde subito a terra e udì
una voce che gli diceva:
- Saulo, Saulo,
perché mi perseguiti?
5 E Saulo
rispose:
- Chi sei,
Signore?
E quello
disse:
- Io sono Gesù che tu perseguiti!
6 Ma su, alzati, e va' in città:
là c'è qualcuno che ti dirà quello che devi
fare.
7 I compagni di viaggio di Saulo si
fermarono senza parola: la voce essi l'avevano sentita, ma non avevano visto
nessuno.
8 Poi Saulo si alzò da terra.
Aprì gli occhi ma non ci vedeva. I suoi compagni allora lo presero per
mano e lo condussero in città, a Damasco.
9 Là passò tre giorni senza
vedere. Durante quel tempo non mangiò né
bevve.
10 A Damasco viveva un cristiano che si
chiamava Anania. Il Signore in una visione lo
chiamò:
-
Anania!
Ed egli
rispose:
- Eccomi,
Signore!
11 Ma il Signore gli
disse:
- Alzati e va' nella via che è
chiamata Diritta. Entra nella casa di Giuda e cerca un uomo di Tarso chiamato
Saulo. Egli sta pregando
12 e ha visto in visione
un uomo, di nome Anania, venirgli incontro e mettergli le mani sugli occhi
perché ricuperi la vista.
13 Anania
rispose:
- Signore, ho sentito molti parlare di
quest'uomo e so quanto male ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme.
14 So anche che ha ottenuto dai capi dei
sacerdoti l'autorizzazione di arrestare tutti quelli che ti
invocano
15 Ma il Signore
disse:
- Va', perché io ho scelto
quest'uomo. Egli sarà utile per farmi conoscere agli stranieri, ai re e
ai figli d'Israele.
16 Io stesso gli
mostrerò quanto dovrà soffrire per me.
17 Allora Anania partì, entrò
nella casa e pose le mani su di lui, dicendo: «Saulo, fratello mio! E' il
Signore che mi manda da te: quel Gesù che ti è apparso sulla
strada che stavi percorrendo. Egli mi manda, perché tu ricuperi la vista
e riceva lo Spirito Santo».
18 Subito dagli
occhi di Saulo caddero come delle scaglie, ed egli ricuperò la vista. Si
alzò e fu battezzato.
19 Poi
mangiò e riprese forza.
Saulo sulla via di Damasco
SAULO PREDICA A DAMASCO
Saulo rimase alcuni giorni a
Damasco insieme ai discepoli,
20 e subito si
mise a far conoscere Gesù nelle sinagoghe, dicendo apertamente:
«Egli è il Figlio di Dio».
21
Quanti lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma non è quel
tale che a Gerusalemme perseguitava quelli che invocavano il nome di
Gesù? Non è venuto qui proprio per arrestarli e portarli dai capi
dei sacerdoti?».
22 Saulo diventava sempre
più convincente quando dimostrava che Gesù è il Messia, e
gli Ebrei di Damasco non sapevano più che cosa
rispondergli.
SAULO RIESCE A SFUGGIRE AGLI EBREI
23 Trascorsero così
parecchi giorni, e gli Ebrei fecero un complotto per uccidere Saulo;
24 ma egli venne a sapere della loro decisione.
Per poterlo togliere di mezzo, gli Ebrei facevano la guardia, anche alle porte
della città, giorno e notte.
25 Ma una
notte i suoi amici lo presero, lo misero in una cesta e lo calarono giù
dalle mura.
SAULO ARRIVA A GERUSALEMME
26 Giunto in Gerusalemme,
Saulo cercava di unirsi ai discepoli di Gesù. Tutti avevano paura di lui
perché non credevano ancora che si fosse davvero convertito.
27 Ma Bàrnaba lo prese con sé e lo
condusse agli apostoli. Raccontò loro che lungo la via il Signore era
apparso a Saulo e gli aveva parlato, e che a Damasco Saulo aveva predicato senza
paura, per la forza che gli dava Gesù.
28
Da allora Saulo poté restare con i credenti di Gerusalemme. Si muoveva
liberamente per la città e parlava apertamente nel nome del Signore.
29 Parlava e discuteva anche con gli Ebrei di
lingua greca, ma questi cercavano di ucciderlo.
30 I credenti, venuti a conoscenza di questi
fatti, condussero Saulo a Cesarèa e di là lo fecero partire per
Tarso.
31 La Chiesa allora viveva in pace in
tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria. Si consolidava e camminava
nell'ubbidienza al Signore e si fortificava con l'aiuto dello Spirito
Santo.
PIETRO GUARISCE IL PARALITICO ENEA
32 In quel tempo Pietro andava
a visitare tutte le comunità: capitò allora anche dai credenti
della città di Lidda.
33 Qui trovò
un certo Enea che da otto anni non poteva muoversi dal letto perché era
paralitico.
34 Pietro gli disse: «Enea,
Gesù Cristo ti guarisce: alzati e metti in ordine il tuo letto». E
subito il paralitico si alzò.
35 Gli
abitanti di Lidda e della pianura di Saròn videro questo fatto e si
convertirono al Signore.
PIETRO RISUSCITA UNA VEDOVA
36 Tra i credenti di Giaffa vi
era una certa Tabità (in greco Dorca), nome che significa "Gazzella":
essa faceva molte opere buone e dava molto in elemosina.
37 Proprio in quei giorni si ammalò e
morì. Allora i parenti presero il suo corpo, lo lavarono e lo deposero in
una stanza al piano superiore della casa.
38
Lidda era una città vicino a Giaffa. I discepoli seppero che Pietro si
trovava là e mandarono da lui due uomini. Questi gli dissero: «Vieni
presto da noi!».
39 Pietro si mise subito
in viaggio con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore della
casa. Gli andarono incontro tutte le vedove: piangendo mostravano a Pietro le
tuniche e i mantelli che Tabità faceva quando era con loro.
40 Allora Pietro fece uscire tutti dalla stanza,
si mise in ginocchio e pregò. Poi rivolto alla morta disse:
«Tabità, alzati». La donna aprì gli occhi, guardò
Pietro e si sedette.
41 Dandole la mano, Pietro
la fece alzare; poi chiamò i credenti e le vedove e la presentò
loro viva.
42 In tutta la città di Giaffa
si venne a sapere di questo fatto, e molti credettero nel Signore.
43 Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni in
casa di un certo Simone che faceva il conciatore di
pelli.
CAPITOLO 10
PIETRO E CORNELIO
1 C'era in Cesaréa un
uomo che si chiamava Cornelio; era un ufficiale dell'esercito romano che
comandava il reparto italiano.
2 Egli era un
uomo religioso e con tutta la sua famiglia credeva in Dio. Faceva molte
elemosine al popolo e pregava sempre Dio.
3 Un
giorno, verso le tre del pomeriggio, Cornelio ebbe una visione: vide chiaramente
un angelo di Dio che gli veniva incontro e lo chiamava per
nome.
4 Egli lo fissò e con timore
disse:
Che c'è,
Signore?
L'angelo gli
rispose:
- Dio ha accolto le tue preghiere e le
tue elemosine come un sacrificio gradito.
5
Manda perciò alcuni uomini a Giaffa e fa' venire qui un certo Simone,
detto anche Pietro.
6 Egli alloggia presso un
altro Simone che fa il conciatore di pelli e ha la casa in riva al
mare.
7 Poi l'angelo che gli parlava si
allontanò. Allora Cornelio chiamò due suoi servitori e un soldato
che credeva in Dio, tra quelli a lui più fedeli.
8 Spiegò loro ogni cosa e li mandò
a Giaffa.
9 Il giorno dopo, mentre essi erano in
cammino e stavano avvicinandosi alla città, Pietro salì sulla
terrazza a pregare: era quasi mezzogiorno.
10
Gli venne fame e voglia di mangiare. Mentre gli preparavano il pranzo, Pietro
ebbe una visione.
11 Vide il cielo aperto e
qualcosa che scendeva: una specie di tovaglia grande, tenuta per i quattro
angoli, che arrivava fino a terra.
12 Dentro
c'era ogni genere di animali, di rettili e di uccelli.
13 Allora una voce gli disse:
- Pietro, alzati! Uccidi e
mangia!
14 Ma Pietro
rispose:
- Non lo farò mai, Signore,
perché io non ho mai mangiato nulla di proibito o di
impuro.
15 Quella voce per la seconda volta gli
disse:
- Non devi considerare impuro quel che
Dio ha dichiarato puro.
16 Questo accadde per tre
volte; poi, all'improvviso, tutto fu risollevato verso il
cielo.
17 Mentre Pietro cercava di capire il
significato di ciò che aveva visto, arrivarono gli uomini di Cornelio.
Essi avevano chiesto dove abitava Pietro e quando furono presso la
porta
18 domandarono ad alta voce: «E' qui
Simone, detto anche Pietro?».
19 Mentre
Pietro stava ripensando a quello che aveva visto, lo Spirito gli disse:
«Senti, ci sono qui alcuni uomini che ti cercano.
20 Alzati e va' con loro senza paura,
perché li ho mandati io da te».
21
Pietro scese incontro agli uomini e disse loro: «Eccomi, sono io quello che
voi cercate. Per quale motivo siete qui?».
22 Quelli risposero: «Veniamo per conto di
Cornelio, ufficiale romano. Egli è un uomo giusto che crede in Dio ed
è stimato da tutti gli Ebrei. Un angelo del Signore gli ha suggerito di
farti venire a casa sua e di ascoltare quello che tu hai da
dirgli».
23 Pietro allora li fece entrare e
li ospitò per la notte. Il giorno dopo, Pietro si mise in viaggio con gli
uomini mandati da Cornelio. Anche alcuni credenti che abitavano a Giaffa vollero
accompagnarlo.
24 Il giorno seguente arrivarono
a Cesarea. Cornelio aveva riunito in casa sua i parenti e gli amici più
intimi e li stava aspettando.
25 Mentre Pietro
stava per entrare in casa, Cornelio gli andò incontro e si gettò
ai suoi piedi.
26 Ma Pietro lo rialzò
dicendogli: «Alzati! Sono un uomo anch'io!».
27 Poi, conversando con lui, entrò in
casa. Qui trovò tutti quelli che si erano
riuniti
28 e disse loro: «Voi sapete che non
è lecito a un Ebreo stare con un pagano o entrare in casa sua. Ma Dio mi
ha mostrato che non si deve evitare nessun uomo come impuro.
29 Perciò, appena chiamato, son venuto
senza alcuna esitazione. Ora vorrei sapere per quale motivo mi avete fatto
venire».
30 Cornelio disse: «Quattro
giorni fa, proprio a quest'ora, ero in casa e stavo recitando la preghiera del
pomeriggio, quando mi si presentò un uomo in vesti candide.
31 Egli mi disse: Cornelio, Dio ha accolto la
tua preghiera e si è ricordato delle tue elemosine.
32 Manda dunque degli uomini a Giaffa e fa'
venire Simone, chiamato anche Pietro: è ospite nella casa di Simone, il
conciatore di pelli, vicino al mare.
33 Io
allora ho mandato subito qualcuno a cercarti e tu hai fatto bene a venire da me.
Ecco, ora noi siamo qui tutti riuniti davanti a Dio per ascoltare quello che il
Signore ti ha ordinato di dirci».
S. Pietro nella casa di Cornelio
PIETRO PARLA IN CASA DI CORNELIO
34 Allora Pietro prese la
parola e disse: «Davvero mi rendo conto che Dio tratta tutti alla stessa
maniera:
35 egli infatti ama tutti quelli che
credono in lui e vivono secondo la sua volontà, senza guardare al popolo
al quale appartengono.
36 Egli ha inviato il suo
messaggio al popolo d'Israele, annunziando loro la salvezza per mezzo di
Gesù Cristo: egli è il Signore di tutti gli uomini.
37 Voi siete al corrente di quello che è
accaduto in Galilea prima e in Giudea poi, dopo che Giovanni era venuto a
predicare e a battezzare.
38 Avete sentito
parlare di Gesù di Nàzaret, che Dio ha consacrato con lo Spirito
Santo e con la sua potenza. Egli poi è passato dovunque facendo del bene
e guarendo tutti quelli che il demonio teneva sotto il suo potere: Dio infatti
era con lui.
39 Del resto, noi siamo testimoni
di tutto quello che Gesù ha fatto nel paese degli Ebrei e a Gerusalemme.
Lo uccisero mettendolo in croce,
40 ma Dio lo ha
fatto risorgere il terzo giorno e ha voluto che si facesse
vedere
41 non a tutto il popolo, ma a noi scelti
da Dio come testimoni. Infatti dopo la sua risurrezione dai morti, noi abbiamo
mangiato e bevuto con Gesù;
42 poi egli
ci ha comandato di annunziare al popolo e di proclamare che egli è colui
che Dio ha posto come giudice dei vivi e dei morti.
43 Tutti i profeti hanno parlato di Gesù
dicendo che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati: lui infatti ha
il potere di perdonare».
ANCHE I PAGANI RICEVONO LO SPIRITO SANTO
44 Mentre Pietro stava ancora
parlando, lo Spirito Santo venne su tutti quelli che lo ascoltavano.
45 I credenti di origine ebraica che erano
venuti con Pietro rimasero molto meravigliati per il fatto che il dono dello
Spirito Santo veniva dato anche ai pagani.
46
Inoltre li sentivano parlare in altre lingue e lodare Dio. Allora Pietro disse:
47 «Come si può ancora impedire che
siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo come
noi?».
48 Allora ordinò di
battezzarli nel nome di Gesù Cristo. Essi poi pregarono Pietro di
rimanere con loro per alcuni
giorni.
CAPITOLO
11
PIETRO SI DIFENDE DI FRONTE ALLA CHIESA DI GERUSALEMME
1 Gli apostoli e i credenti
che vivevano in Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la
parola di Dio.
2 Perciò i credenti di
origine ebraica rimproveravano Pietro quando egli ritornò a Gerusalemme.
3 Gli dicevano: «Tu hai osato entrare in
casa di gente non circoncisa e hai mangiato con loro!».
4 Allora Pietro cominciò a raccontare con
ordine come erano andate le cose. Disse loro:
5
«Stavo pregando nella città di Giaffa ed ebbi in estasi una visione.
Vidi qualcosa che discendeva verso di me: una specie di tovaglia grande, tenuta
per i quattro angoli, che dal cielo arrivava fino a me.
6 La fissai con attenzione e vidi che dentro
c'era ogni specie di animali, di bestie selvatiche, di rettili e di uccelli.
7 Allora sentii una voce che mi diceva: Pietro,
alzati! Uccidi e mangia!
8 Ma io risposi: Non lo
farò mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di proibito
o di impuro.
9 Quella voce per la seconda volta
mi disse: Non devi considerare come impuro quello che Dio ha dichiarato puro!
10 «Questo accadde per tre volte; poi tutto
fu sollevato di nuovo verso il cielo.
11
«Ma proprio in quel momento, tre uomini si presentarono alla porta della
casa in cui mi trovavo: venivano da Cesarèa e mi cercavano.
12 Lo Spirito di Dio mi disse di andare con loro
senza alcuna esitazione. Con me vennero anche questi nostri sei fratelli ed
entrammo nella casa di Cornelio.
13 «Egli
ci raccontò di aver visto in casa sua un angelo che gli diceva: Manda
degli uomini a Giaffa e fa' venire Simone, detto anche Pietro.
14 Egli ti parlerà di quello che porta la
salvezza a te e a tutta la tua famiglia.
15
«Mentre incominciavo a parlare, lo Spirito Santo scese sopra di loro, come
in principio era sceso su di noi.
16 Allora mi
ricordai di quello che il Signore ci aveva detto: Giovanni ha battezzato con
acqua, ma voi sarete battezzati nello Spirito Santo.
17 Dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che ha
dato a noi, quando abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo: e io chi ero
da potermi opporre a Dio?».
18 Udite queste
cose i credenti di Gerusalemme si calmarono, anzi glorificarono Dio con queste
parole: «Dunque, anche ai pagani Dio ha offerto l'occasione di convertirsi
perché possano partecipare alla sua vita».
LA CHIESA DI ANTIOCHIA
19 Dopo l'uccisione di Stefano
si era scatenata la persecuzione. Allora molti credenti avevano abbandonato
Gerusalemme e si erano dispersi, alcuni in Fenicia, altri a Cipro, altri fino ad
Antiòchia. Essi però predicavano la parola di Dio solo agli Ebrei.
20 Tuttavia alcuni di essi, che erano di Cipro e
di Ciréne, appena giunti ad Antiòchia si misero a predicare anche
ai pagani, annunziando loro il Signore Gesù.
21 La potenza del Signore era con loro,
così che un gran numero di persone credette e si convertì al
Signore.
22 I credenti della chiesa di
Gerusalemme vennero a sapere queste cose: allora mandarono Bàrnaba ad
Antiòchia.
23 Egli vi andò e vide
quello che Dio aveva operato con la sua grazia. Se ne rallegrò e
incoraggiava tutti a rimanere fedeli al Signore con cuore deciso.
24 Bàrnaba era un uomo buono, pieno di
Spirito Santo e di fede. Un numero considerevole di persone allora si
convertì al Signore.
25 Bàrnaba
poi andò a Tarso per cercare Paolo.
26 Lo
trovò e lo portò ad Antiòchia. In questa comunità
rimasero insieme per un anno intero e istruirono molta gente. Proprio ad
Antiòchia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani.
27 In questo periodo di tempo alcuni profeti
scesero da Gerusalemme ad Antiòchia.
28
Uno di loro, che si chiamava Agabo, si alzò a parlare e per impulso dello
Spirito Santo annunziò che stava per arrivare una grande carestia su
tutta la terra. Di fatto ciò avvenne sotto l'imperatore Claudio.
29 I discepoli allora decisero di mandare
soccorsi ai fratelli che abitavano in Giudea, ciascuno secondo le sue
possibilità.
30 Così fecero: per
mezzo di Bàrnaba e Saulo mandarono i soccorsi ai responsabili di quella
comunità.
CAPITOLO
12
ERODE FA UCCIDERE GIACOMO E FA IMPRIGIONARE PIETRO
1 In quel tempo il re Erode
cominciò a perseguitare la Chiesa per colpire alcuni suoi membri.
2 Fece uccidere Giacomo, fratello di Giovanni.
3 Accortosi che gli Ebrei erano contenti,
ordinò anche l'arresto di Pietro, proprio durante le feste di Pasqua.
4 Erode dunque fece arrestare Pietro e lo
gettò in prigione. Pensava di fare il processo pubblico dopo le feste
pasquali: intanto comandò a quattro squadre di quattro soldati ciascuna
di sorvegliare il prigioniero.
5 Mentre Pietro
stava in carcere, la Chiesa pregava intensamente Dio per
lui.
PIETRO LIBERATO DAL CARCERE
6 Si avvicinava il giorno nel
quale Erode voleva giudicare Pietro davanti al popolo. La notte prima del
processo Pietro dormiva tra due soldati, legato con doppia catena. Davanti alla
porta della prigione le sentinelle facevano la guardia.
7 Quand'ecco, improvvisamente, entrò un
angelo del Signore e la cella si riempì di luce. L'angelo toccò
Pietro, lo svegliò e gli disse: «Svelto, alzati!». E subito le
catene, caddero dai polsi di Pietro.
8 Poi
l'angelo continuò: «Mettiti vesti e sandali». Pietro
ubbidì. Infine l'angelo gli disse: «Ora prendi il tuo mantello e
vieni con me».
9 Pietro lo seguì
fuori dal carcere, ma non si rendeva conto di quello che l'angelo faceva e di
ciò che stava succedendo. Gli sembrava che non fosse vero: credeva di
avere una visione.
10 Pietro e l'angelo
attraversarono i primi due posti di guardia. Poi arrivarono al portone di ferro
che portava in città. Il portone si aprì davanti a loro, ed essi
uscirono. Camminarono un po' in una strada, e all'improvviso l'angelo scomparve.
11 Allora Pietro si rese conto di quello che
stava accadendo e disse: «Ora capisco: è proprio il Signore che ha
mandato il suo angelo per liberarmi dal potere di Erode e da tutto il male che
il popolo voleva farmi».
12 Rimase un po' a
pensare, poi andò verso la casa di Maria, madre di Giovanni detto anche
Marco. Là si erano riuniti molti cristiani per pregare insieme.
13 Pietro bussò alla porta d'ingresso, e
una ragazza che si chiamava Rode venne ad aprirgli.
14 Essa riconobbe subito la voce di Pietro e per
la gioia non pensò neppure di aprire la porta ma tornò indietro e
riferì che Pietro era là fuori.
15
Ma gli altri le dissero: «Tu sei matta». La ragazza però
insisteva e diceva che era proprio vero. Allora le dissero: «Sarà il
suo angelo».
16 Pietro, intanto, continuava
a bussare alla porta. Quando finalmente gli aprirono, videro che era proprio lui
e rimasero sbalorditi.
17 Ma Pietro con la mano
fece segno di tacere: poi raccontò in che modo il Signore lo aveva
liberato dal carcere. Alla fine disse: «Fatelo sapere a Giacomo e agli
altri fratelli». Poi uscì e se ne andò altrove.
18 Quando fu giorno, tra i soldati ci fu grande
agitazione: tutti domandavano che cosa era accaduto di Pietro.
19 Erode lo fece cercare con cura ma non
riuscì a trovarlo. Allora processò le guardie e ordinò di
ucciderle. In seguito Erode lasciò la regione della Giudea e si
stabilì a Cesarèa.
Liberazione di S. Pietro
LA MORTE DI ERODE
20 In quel tempo Erode era in
forte contrasto con gli abitanti di Tiro e Sidone. Essi si misero d'accordo e
vennero da lui. Avevano ottenuto anche l'appoggio di un certo Blasto, che era
addetto agli affari del re. Volevano la pace perché avevano bisogno di
importare viveri dal paese del re.
21 Nel giorno
stabilito per l'incontro, Erode indossò il manto regale, si sedette sul
trono e cominciò a fare un discorso tra gli applausi del popolo.
22 La gente gridava: «E' un dio che parla,
non un uomo!».
23 Ma improvvisamente un
angelo del Signore colpì Erode perché aveva preso per sé la
gloria che è dovuta solo a Dio. Egli mori, divorato dai
vermi.
BARNABA E SAULO RICEVONO UN NUOVO INCARICO
24 La parola di Dio si
diffondeva sempre di più e il numero dei credenti cresceva.
25 Intanto Bàrnaba e Saulo portarono a
termine il loro incarico a Gerusalemme. Ritornarono ad Antiòchia e
condussero con sé anche Giovanni
Marco.
CAPITOLO
13
1 Nella comunità di Antiòchia vi
erano alcuni che predicavano e insegnavano. Erano: Bàrnaba e Simeone,
soprannominato il Niger, Lucio di Cirène e Manaèn, compagno
d'infanzia di Erode, e Saulo.
2 Un giorno,
mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito
Santo disse loro: «Mettetemi da parte Bàrnaba e Saulo perché
li ho destinati a una missione speciale».
3
Allora, dopo aver digiunato e pregato, stesero le mani su loro e li fecero
partire.
BARNABA E SAULO NELLA CITTÀ DI CIPRO
4 Mandati dallo Spirito Santo,
Bàrnaba e Saulo andarono nella città di Selèucia e di qui
si imbarcarono per Cipro.
5 Arrivarono quindi
nella città di Salamina e si misero ad annunziare la parola di Dio nelle
sinagoghe degli Ebrei. Avevano con loro anche Giovanni Marco che li aiutava.
6-8 Attraversarono tutta l'isola fino alla
città di Pafo: qui trovarono un Ebreo che si faceva passare per profeta e
conosceva l'arte della magia. Si chiamava Bar-Jesus (in greco Elimas) ed era
amico di Sergio Paolo, governatore dell'isola, il quale era un uomo
intelligente. Costui fece chiamare Bàrnaba e Saulo perché
desiderava ascoltare la parola di Dio. Ma Elimas, il mago, si opponeva
all'azione di Bàrnaba e Saulo e faceva di tutto perché il
governatore non credesse.
9 Allora Saulo, detto
anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi sul mago e disse:
10 «Tu sei pieno di menzogna e di malizia.
Tu sei figlio del diavolo e nemico di tutto ciò che è bene. Quando
la finirai di sconvolgere i progetti del Signore?
11 Ma ora il Signore ti colpisce: sarai cieco e
per un certo tempo non potrai più vedere la luce». Subito il mago si
trovò nelle tenebre più oscure: si moveva a tentoni e cercava
qualcuno che lo guidasse per mano.
12 Dinanzi a
questo fatto, il governatore credette, profondamente scosso dall'insegnamento
del Signore.
PAOLO E BARNABA AD ANTIOCHIA, IN PISIDIA
13 Paolo e i suoi compagni
lasciarono la città di Pafo e giunsero a Perge, città della
Panfilia. Qui Giovanni si separò da loro per ritornare a Gerusalemme.
14 Essi invece partirono da Perge e arrivarono
ad Antiòchia, capitale della Pisidia. Quando fu sabato, Paolo e
Bàrnaba entrarono nella sinagoga e si sedettero.
15 Dopo la lettura della legge di Mosè e
degli scritti dei profeti, i capi della sinagoga li invitarono a parlare:
«Fratelli, se volete esortare l'assemblea con qualche vostra parola, fatelo
liberamente!».
16 Allora Paolo si
alzò, fece un cenno con la mano e disse: «Israeliti e voi tutti che
adorate Dio, ascoltatemi!
17 Il Dio del popolo
d'Israele scelse i nostri padri. Mentre il popolo si trovava in esilio nella
terra d'Egitto, lo fece diventare un popolo numeroso; poi, con la sua grande
potenza, li fece uscire da quel paese.
18 Per
circa quarant'anni, nel deserto, si prese cura di loro.
19 Distrusse sette popoli nella regione di
Canaan e diede le loro terre in eredità al suo popolo.
20 Per circa quattrocentocinquant'anni le cose
andarono così. Poi Dio stabilì alcuni giudici sopra il suo popolo
fino ai tempi del profeta Samuele.
21 Quando i
nostri padri chiesero un re, Dio diede loro Saul, figlio di Cis, uno della
tribù di Beniamino. Egli regnò per quarant'anni.
22 Ma poi Dio lo tolse via dal trono e scelse
per il suo popolo il re Davide. Di lui abbiamo questa testimonianza nella
Bibbia: Ecco Davide, figlio di lesse. Egli mi è caro e farà in
tutto la mia volontà».
23 «Dio
è fedele alle sue promesse: perciò dalla discendenza di Davide
egli ha fatto nascere per Israele un salvatore, Gesù.
24 Prima dell'arrivo di Gesù è
venuto Giovanni il Battezzatore. Egli predicava al popolo d'Israele di farsi
battezzare e di cambiare vita.
25 Verso la fine
della sua missione Giovanni affermò: Per chi mi avete preso? No, non sono
io quello che voi aspettate. Ecco, egli verrà dopo di me, e io non sono
degno neppure di slacciargli i sandali.
26
«Fratelli, discendenti di Abramo, e voi tutti che adorate Dio: a noi Dio ha
mandato questo messaggio di salvezza.
27
«Gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi non hanno capito che Gesù
era il Salvatore. Eppure, condannando Gesù, senza saperlo, hanno
realizzato quelle profezie che si leggono ogni sabato.
28 Non hanno trovato alcun motivo per poterlo
condannare, ma hanno chiesto a Pilato di condannarlo a morte.
29 Così, hanno portato a termine tutto
quello che i profeti avevano scritto su Gesù. In seguito, qualcuno ha
tolto Gesù dalla croce e lo ha messo in un sepolcro.
30 «Dio però lo ha fatto risorgere
dai morti,
31 ed egli per molti giorni è
apparso a quelli che erano venuti con lui dalla Galilea a Gerusalemme. Questi,
ora, sono i tuoi testimoni davanti al popolo.
32-33 «Anche noi vi portiamo questo
messaggio di salvezza: Dio ha fatto risorgere Gesù, e così la
promessa che egli aveva fatto ai nostri padri l'ha realizzata per noi che siamo
loro figli. Così sta scritto anche nel salmo
secondo:
Tu sei mio
figlio
io oggi ti ho
generato.
34 Dio ha risuscitato Gesù dai
morti liberandolo una volta per sempre dalla potenza della morte. Anche questo
era scritto nella Bibbia
Sarò fedele: vi
darò la salvezza promessa
a
Davide.
35 E
anche in un altro testo della Bibbia si dice: Tu non permetterai che il tuo
santo vada in corruzione.
36 Ora il re Davide
servì Dio durante la vita facendo la sua volontà; ma poi
morì, fu sepolto, e il suo corpo è andato in polvere.
37 Colui invece che Dio ha fatto risorgere non
è andato in polvere.
3839 «Sappiate
dunque, o fratelli: per mezzo della legge di Mosè voi non potevate essere
liberati dai vostri peccati: per mezzo di Gesù invece avete il perdono
dei peccati, perché chiunque crede in lui è salvato.
40 Badate dunque che non capiti anche a voi
quello che hanno scritto i profeti:
41 Voi, gente
abituata a disprezzare,
state a
vedere!
Guardate bene e sparite per sempre!
Mentre siete in vita
io voglio compiere un'opera:
un'opera da non credere
se qualcuno ve la
racconta».
42 Mentre Paolo e Bàrnaba
uscivano dalla sinagoga, qualcuno chiese loro di riprendere questo discorso il
sabato seguente.
43 Quando l'assemblea fu
sciolta, molti tra gli Ebrei e anche tra quelli che si erano convertiti alla
religione ebraica seguirono Paolo e Bàrnaba. Essi rimasero a parlare con
loro e li esortavano a rimanere fedeli alla grazia di Dio.
44 Il sabato seguente quasi tutti gli abitanti
di Antiòchia si riunirono per ascoltare la parola del Signore.
45 Appena videro tutta quella gente, gli Ebrei
traboccarono di gelosia: si opponevano a tutto quello che Paolo diceva e lo
insultavano.
46 Ma Paolo e Bàrnaba
rispondevano loro con coraggio. Dicevano: «Noi dovevamo annunziare la
parola di Dio a voi, prima che a tutti gli altri; ma dal momento che voi la
rifiutate e dimostrate che non vi importa nulla della vita eterna, ecco che noi
ci rivolgiamo ai pagani.
47 Così infatti
ci ha comandato il Signore:
Io faccio di te la
luce delle nazioni
per portare la mia salvezza
in tutto il
mondo».
48
Sentendo queste cose i pagani si rallegrarono molto e si misero a lodare la
parola del Signore. Tutti quelli che erano destinati alla vita eterna
diventarono credenti.
49 Intanto la parola del
Signore si diffondeva in tutta quella regione.
50 Gli Ebrei però sobillarono le donne
religiose dell'alta società e gli uomini più importanti della
città. Così scatenarono una persecuzione contro Paolo e
Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.
51 Allora essi scossero la polvere dai piedi,
come segno di rottura con loro. Poi se ne andarono verso la città di
Icònio.
52 Intanto i cristiani di
Antiòchia vivevano nella gioia ed erano pieni di Spirito
Santo.
CAPITOLO 14
PAOLO E BARNABA NELLA CITTÀ DI ICONIO
1 Anche nella città di
Icònio, Paolo e Bàrnaba entrarono nella sinagoga degli Ebrei.
Parlarono così bene che molti Ebrei e Greci credettero.
2 Ma gli altri Ebrei, quelli che avevano
rifiutato di credere, convinsero i pagani a mettersi contro i cristiani.
3 Paolo e Bàrnaba, tuttavia, rimasero
ancora un po' di tempo nella città di Icònio e con coraggio
annunziavano la parola di Dio. Essi avevano fiducia nell'aiuto del Signore, e il
Signore confermava l'annunzio della sua grazia con miracoli e prodigi.
4 Gli abitanti della città si divisero in
due partiti: alcuni stavano dalla parte degli Ebrei, altri invece dalla parte
degli apostoli.
5 A un certo punto tra i pagani
e gli Ebrei ci fu un accordo con i loro capi per malmenare gli apostoli e poi
ucciderli a sassate.
6 Ma Paolo e Bàrnaba
vennero a saperlo e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e
Derbe, e nei loro dintorni.
7 Anche qui
continuarono ad annunziare la parola del Signore.
ATTIVITÀ DI PAOLO E BARNABA NELLA CITTÀ DI LISTRA
8 Nella città di Listra
viveva un uomo paralizzato alle gambe e storpio fin dalla nascita: non aveva mai
camminato in vita sua.
9 Egli stava ascoltando
il discorso di Paolo, quando Paolo lo fissò negli occhi e si accorse che
aveva fede per essere guarito.
10 Perciò
gli disse ad alta voce: «Alzati, diritto in piedi». Quell'uomo
saltò su e si mise a camminare.
11 La
gente che era li attorno, vedendo quello che Paolo aveva fatto, si mise a
gridare: «Gli dèi hanno preso forma umana e sono venuti tra
noi». Essi gridavano usando il dialetto di quella regione:
12 dicevano che Bàrnaba era il dio Giove:
Paolo, invece, era il dio Mercurio, perché parlava di più.
13 All'ingresso della città vi era un
tempio dedicato a Giove: allora il sacerdote di quel tempio portò tori e
ghirlande di fiori davanti al tempio. Insieme alla folla voleva offrire un
sacrificio in onore di Paolo e Bàrnaba.
14 Appena se ne accorsero, gli apostoli si
stracciarono le vesti e si precipitarono verso il popolo,
15 gridando: «Perché fate questo?
Anche noi siamo uomini mortali, come voi! Siamo venuti solo a portarvi questo
messaggio di salvezza: voi dovete abbandonare questi idoli senza valore e dovete
rivolgervi al Dio vivente. E' lui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e
tutte le cose che essi contengono.
16 Nel
passato, Dio ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada;
17 ma anche allora non ha mai smesso di farsi
conoscere, anzi si è sempre mostrato come benefattore. Infatti dal cielo
ha mandato le piogge e le stagioni ricche di frutti, vi ha dato il nutrimento e
vi ha riempito di gioia».
18 Con questo
discorso Paolo e Bàrnaba riuscirono a stento a trattenere quella gente
dal fare un sacrificio in loro onore.
19 Poi,
dalle città di Antiòchia e di Icònio arrivarono alcuni
Ebrei e riuscirono a conquistarsi le simpatie della folla. Presero Paolo a
sassate e poi lo trascinarono fuori della città, credendo che fosse
morto.
20 Ma vennero attorno a lui i discepoli,
e allora Paolo si rialzò e entrò in città. Il giorno dopo,
insieme a Bàrnaba, Paolo partì per la città di
Derbe.
PAOLO E BARNABA RITORNANO AD ANTIOCHIA, IN SIRIA
21 Paolo e Bàrnaba
annunziarono il messaggio della salvezza anche nella città di Derbe e
fecero un buon numero di discepoli. Poi, iniziarono il viaggio di ritorno,
passando da Listra e da Icònio fino ad Antiòchia, città
della Pisidia:
22 dappertutto infondevano
coraggio ai discepoli e li esortavano a rimanere saldi nella fede. Tra l'altro
dicevano: «E' necessario passare attraverso molte tribolazioni, per poter
entrare nel regno di Dio».
23 In ogni
comunità Paolo e Bàrnaba scelsero e lasciarono alcuni
responsabili. Dopo aver pregato e digiunato, li raccomandarono alla protezione
del Signore nel quale avevano creduto.
24 Poi
attraversarono la regione della Pisidia e raggiunsero il territorio della
Panfilia.
25 Qui, predicarono la parola di Dio
agli abitanti della città di Perge e poi discesero nella città di
Attalia.
26 Di qui, si imbarcarono per
Antiòchia di Siria, la città da dove erano partiti e dove erano
stati affidati alla grazia di Dio per quella missione che ora avevano compiuto.
27 Appena arrivati, riunirono la comunità
e raccontarono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo di loro. Dissero
che Dio aveva dato ai pagani la possibilità di credere.
28 Poi, Paolo e Bàrnaba rimasero per un
lungo periodo con i cristiani di
Antiòchia.
CAPITOLO
15
LE DECISIONI PRESE A GERUSALEMME
1 In quel tempo, alcuni
cristiani della Giudea vennero nella città di Antiòchia e si
misero a diffondere tra gli altri fratelli questo insegnamento: «Voi non
potete essere salvati se non vi fate circoncidere come ordina la legge di
Mosè».
2 Paolo e Bàrnaba non
erano d'accordo, e ci fu una violenta discussione tra loro. Allora si decise che
Paolo e Bàrnaba e alcuni altri andassero a Gerusalemme dagli apostoli e
dai responsabili di quella comunità per presentare la questione.
3 La comunità di Antiòchia diede a
Paolo e a Bàrnaba tutto il necessario per questo viaggio. Essi
attraversarono le regioni della Fenicia e della Samaria, raccontando che anche i
pagani avevano accolto il Signore. Questa notizia procurava una grande gioia a
tutti i cristiani.
4 Giunti a Gerusalemme,
furono ricevuti dalla comunità, dagli apostoli e dai responsabili di
quella chiesa. Ad essi riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo
di loro.
5 Però, alcuni che erano del
gruppo dei farisei, ed erano diventati cristiani, si alzarono per dire: «E'
necessario circoncidere anche i credenti non ebrei e ordinar loro di osservare
la legge di Mosè».
6 Allora, gli
apostoli e i responsabili della comunità di Gerusalemme si riunirono per
esaminare questo problema.
7 Dopo una lunga
discussione si alzò Pietro e disse: «Fratelli, come voi ben sapete,
è da tanto tempo che Dio mi ha scelto tra di voi e mi ha affidato il
compito di annunziare anche ai pagani il messaggio del vangelo, perché
essi credano.
8 Ebbene, Dio che conosce il cuore
degli uomini ha mostrato di accoglierli volentieri: infatti ha dato anche a loro
lo Spirito Santo, proprio come a noi.
9 Egli non
ha fatto alcuna differenza fra noi e loro: essi hanno creduto e perciò
Dio li ha liberati dai loro peccati.
10 Dunque,
perché provocate Dio cercando di imporre ai credenti un peso che,
né i nostri padri né noi, siamo stati capaci di sopportare?
11 In realtà, sappiamo che anche noi
siamo salvati per mezzo della grazia del Signore Gesù, esattamente come
loro».
12 Tutta l'assemblea rimase in
silenzio. Poi ascoltarono Paolo e Bàrnaba che raccontavano i miracoli e i
prodigi che Dio aveva fatto per mezzo loro tra i pagani.
13 Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo
disse: «Fratelli, ascoltatemi!
14 Simone ci
ha raccontato come fin da principio Dio si è preso cura dei pagani, per
accogliere anche loro nel suo popolo.
15 Questo
concorda in pieno con le parole dei profeti. Sta scritto infatti nella
Bibbia:
16 Dopo questi avvenimenti io
ritornerò;
ricostruirò la casa di
Davide
che era
caduta.
Riparerò le sue rovine e la
rialzerò.
17 Allora gli altri uomini
cercheranno
il Signore,
anche tutti i pagani che ho chiamati
ad essere miei.
Così dice il Signore. Egli fa queste
cose,
18 perché le vuole da sempre.
19 «Per questo io penso che non si devono
creare difficoltà per quei pagani che si convertono a Dio.
20 A loro si deve soltanto chiedere di non
mangiare la carne di animali che sono stati sacrificati agli idoli. Devono anche
astenersi dai disordini sessuali. Infine non dovranno mangiare il sangue e la
carne di animali morti per soffocamento.
21
Queste norme, date da Mosè, fin dai tempi antichi sono conosciute in ogni
città. Infatti dappertutto ci sono uomini che, ogni sabato, nelle
sinagoghe predicano la legge di
Mosè».
UNA LETTERA AI NUOVI CREDENTI
22 Allora gli apostoli e i responsabili
della chiesa di Gerusalemme, insieme a tutta l'assemblea, decisero di scegliere
alcuni tra di loro e di mandarli ad Antiòchia insieme con Paolo e
Bàrnaba. Furono scelti due: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, che erano
tra i primi di quella comunità.
23 Ad
essi fu consegnata questa lettera:
«Gli
apostoli e i responsabili della comunità di Gerusalemme salutano i
fratelli cristiani di origine non ebraica che vivono ad Antiòchia, in
Siria e in Cilicia.
24 Abbiamo saputo che alcuni
della nostra comunità sono venuti fra voi per turbarvi e creare
confusione. Non siamo stati noi a dare questo incarico.
25 Perciò, abbiamo deciso, tutti
d'accordo, di scegliere alcuni uomini e di mandarli da voi. Essi accompagnano i
nostri carissimi Bàrnaba e Paolo,
26 i
quali hanno rischiato la vita per il nostro Signore Gesù Cristo.
27 Noi quindi vi mandiamo Giuda e Sila: essi vi
riferiranno a voce le stesse cose che noi vi scriviamo.
28 Abbiamo infatti deciso, lo Spirito Santo e
noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose che sono
necessarie:
29 non mangiate la carne di animali
che sono stati sacrificati agli idoli; non mangiate sangue o carne di animali
morti per soffocamento. Infine astenetevi dai disordini sessuali; tenetevi
lontani da tutte queste cose e sarete sulla buona strada. Saluti!».
30 Gli incaricati partirono e giunsero ad
Antiòchia. Qui riunirono la comunità e consegnarono la lettera.
31 Quando l'ebbero letta, tutti furono pieni di
gioia, per l'incoraggiamento che avevano ricevuto.
32 Anche Giuda e Sila erano profeti:
perciò parlarono a lungo ai fratelli nella fede, per incoraggiarli e per
sostenerli.
33 Rimasero là ancora un po'
di tempo; poi, gli altri augurarono loro buon viaggio e li lasciarono tornare a
Gerusalemme da quelli che li avevano mandati.
(34)
35 Paolo e
Bàrnaba invece rimasero ad Antiòchia. Insieme a molti altri, essi
insegnavano e annunziavano la parola del Signore.
PAOLO E BARNABA SI SEPARANO
36 Dopo alcuni giorni Paolo
disse a Bàrnaba: «Ritorniamo a visitare i fratelli in tutte le
città dove abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come
stanno».
37 Bàrnaba voleva prendere
con sé anche Giovanni Marco.
38 Paolo
invece era contrario, perché nel viaggio precedente Giovanni Marco si era
staccato da loro fin dalla Panfilia e non li aveva più aiutati nella loro
missione.
39 Il loro disaccordo fu tale che alla
fine si separarono: Bàrnaba prese con sé Marco e si imbarcò
verso l'isola di Cipro;
40 Paolo invece scelse
Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla protezione del Signore.
41 Paolo passò attraverso le regioni
della Siria e della Cilicia, e incoraggiava tutte le comunità che
visitava.
CAPITOLO
16
PAOLO ATTRAVERSA L'ASIA MINORE
1 Paolo arrivò nella
città di Derbe e poi a Listra. In questa città viveva un discepolo
chiamato Timòteo: sua madre era una ebrea convertita, suo padre invece
era greco.
2 I cristiani di Listra e di
Icònio avevano grande stima per Timòteo.
3 Paolo lo volle prendere come compagno di
viaggio. Però, per riguardo agli Ebrei che vivevano in quelle regioni, lo
fece circoncidere: tutti sapevano che il padre di Timòteo era greco.
4 Passando da una città all'altra, essi
facevano conoscere alle varie comunità le decisioni prese dagli apostoli
e dai responsabili della chiesa di Gerusalemme e raccomandavano loro di
osservarle.
5 Così le chiese si
fortificavano nella fede, e i cristiani aumentavano di numero ogni
giorno.
TROADE: LA VISIONE DI PAOLO
6 Lo Spirito Santo non permise
a Paolo, a Sila e Timòteo di annunziare la parola di Dio nella provincia
dell'Asia; perciò essi attraversarono le regioni della Frigia e della
Galazia.
7 Arrivarono quindi vicino alla regione
della Misia, e sarebbero voluti andare verso la Bìtinia, ma lo Spirito di
Gesù non glielo permise.
8 Allora
attraversarono la regione della Misia e scesero nella città di
Tròade.
9 Qui Paolo ebbe una visione: una
notte egli vide davanti a sé un uomo, un abitante della Macedonia. Costui
lo supplicava con queste parole: «Vieni da noi, in Macedonia, ad
aiutarci!».
10 Subito dopo questa visione,
decidemmo di partire e di andare in Macedonia: eravamo convinti che Dio ci
chiamava ad annunziare il messaggio della salvezza agli abitanti di quella
regione.
FILIPPI: LA CONVERSIONE DI LIDIA
11 Ci imbarcammo a
Tròade e arrivammo diretti all'isola di Samotràcia. Il giorno dopo
continuammo il viaggio verso la città di Neàpoli.
12 Di qui andammo a Filippi, che è una
colonia romana e capoluogo della Macedonia. A Filippi ci fermammo per alcuni
giorni.
13 Un sabato uscimmo dalla città
per andare a pregare: pensavamo infatti che lungo il fiume ci fosse un luogo di
preghiera. Arrivati là, ci sedemmo e ci mettemmo a parlare alle donne che
si erano già riunite.
14 Una di esse si
chiamava Lidia: veniva dalla città di Tiàtira ed era commerciante
di porpora. Essa credeva in Dio e stava ad ascoltare. Il Signore l'aiutò
a capire perché credesse alle parole di Paolo.
15 Allora si fece battezzare, lei e tutta la sua
famiglia. Poi ci invitò a casa sua: «Se siete convinti che ho
accolto sinceramente il Signore, siate miei ospiti». E ci costrinse ad
accettare.
PAOLO E SILA IMPRIGIONATI A FILIPPI
16 Un altro giorno, mentre
ritornavamo al luogo della preghiera, ci venne incontro una giovane schiava. Uno
spirito maligno si era impossessato di lei e la rendeva capace di indovinare il
futuro. Faceva l'indovina e procurava molti soldi ai suoi padroni.
17 Quella ragazza si mise a seguire Paolo e noi,
e gridava: «Questi uomini sono servi del Dio Onnipotente. Essi vi fanno
conoscere la via che porta alla
salvezza».
18 Questa scena si ripeté
per molti giorni, finché Paolo non poté più sopportarla. Si
voltò bruscamente e disse allo spirito maligno: «Esci da questa
donna! Te lo comando in nome di Gesù Cristo». In quello stesso
istante lo spirito maligno si allontanò dalla schiava.
19 Ma i suoi padroni, vedendo svanire la
speranza di altri guadagni, presero Paolo e Sila e li trascinarono in tribunale
davanti alle autorità cittadine.
20 Li
presentarono ai giudici e dissero: «Questi uomini creano disordine nella
nostra città. Essi sono Ebrei
21 e stanno
diffondendo usanze che noi, come sudditi di Roma, non possiamo accettare e tanto
meno mettere in pratica».
22 Allora anche la
folla si scagliò contro Paolo e Sila; i giudici comandarono di spogliarli
e di bastonarli.
23 Dopo averli bastonati, li
gettarono in prigione. AI carceriere raccomandarono di custodirli nel modo
più sicuro possibile.
24 Dinanzi a questi
ordini, il carceriere prese Paolo e Sila, li gettò nella cella più
interna della prigione e legò loro i piedi a grossi ceppi di
legno.
PAOLO E SILA LIBERATI DAL CARCERE
25 Verso mezzanotte Paolo e
Sila pregavano e cantavano inni di lode a Dio. Gli altri carcerati stavano ad
ascoltare.
26 All'improvviso ci fu un terremoto
tanto forte che la prigione tremò fin dalle fondamenta. Tutte le porte si
spalancarono di colpo e le catene dei carcerati si slegarono.
27 Il carceriere si svegliò e vide che le
porte della prigione erano aperte: pensò che i carcerati fossero fuggiti.
Allora prese la spada e stava per uccidersi.
28
Ma Paolo gli gridò con tutta la voce che aveva: «Non farti del male!
Siamo ancora tutti qui!».
29 Il carceriere
chiese una lanterna, corse nella cella di Paolo e Sila, e tutto tremante si
gettò ai loro piedi.
30 Poi li condusse
fuori e domandò loro:
- Signori, che cosa
devo fare per essere salvato?
31 Essi
risposero:
- Credi nel Signore Gesù. Sarai
salvato tu e la tua famiglia.
32 Quindi, Paolo e
Sila annunziarono la parola del Signore al carceriere e a tutti quelli di casa
sua.
33 Egli li prese in disparte, in quella
stessa ora della notte, e curò le loro piaghe. Subito si fece battezzare,
lui e tutta la sua famiglia.
34 Poi li
invitò a casa sua e offrì loro un pranzo, e insieme con tutti i
suoi fece festa per la gioia di aver creduto in
Dio.
35 Quando fu giorno, i giudici mandarono le
guardie a dire:
- Lascia liberi quegli
uomini!
36 Il carceriere andò da Paolo per
informarlo. Gli disse:
- I giudici hanno dato
l'ordine di lasciarvi liberi! Potete dunque uscire e andarvene in pace.
37 Ma Paolo si rivolse alle guardie e disse
loro: «Prima ci hanno fatto picchiare in pubblico e senza processo e poi ci
hanno buttato in prigione, noi che siamo cittadini romani. Ora vogliono farci
uscire di nascosto! No! Devono venire loro, personalmente, a farci uscire di
qui».
38 Le guardie riferirono queste parole
ai giudici, ed essi si spaventarono, appena sentirono che Paolo e Sila erano
cittadini romani.
39 Andarono subito alla
prigione a scusarsi. Poi li fecero uscire dalla prigione e li pregarono di
lasciare la città.
40 Paolo e Sila
allora, lasciata la prigione, andarono in casa di Lidia. Qui incontrarono i
cristiani di Filippi e li incoraggiarono. Poi
partirono.
CAPITOLO
17
PAOLO E SILA ARRIVANO A TESSALONICA
1 Paolo e Sila passarono per
le città di Anfipoli e di Apollonia; poi arrivarono a Tessalonica. In
questa città gli Ebrei avevano una sinagoga.
2 Come al solito, Paolo andò da loro, e
per tre sabati rimase a discutere con loro sulla base di quello che sta scritto
nella Bibbia.
3 Spiegava le profezie e
dimostrava agli Ebrei presenti che il Messia doveva soffrire e poi risorgere dai
morti. E concludeva così: «Questo Gesù che io vi annunzio,
è lui il Messia».
4 Alcuni dei
presenti restarono convinti e si unirono a Paolo e Sila; così pure un
buon numero di Greci credenti in Dio e molte donne dell'alta società.
5 Ma gli Ebrei furono presi da grande gelosia.
Raccolsero nelle piazze alcuni malviventi, provocarono una sommossa tra la folla
e crearono disordini in città. Poi assalirono la casa di un certo
Giasone, per catturare Paolo e Sila e condurli davanti al popolo.
6 Poiché non li trovarono, presero
Giasone e alcuni altri credenti e li trascinarono davanti ai responsabili della
città e si misero a gridare: «Questi uomini hanno messo in
agitazione il mondo intero e ora sono arrivati anche qui da noi.
7 Giasone li ha accolti in casa sua. Tutta
questa gente agisce contro la legge dell'imperatore: essi infatti dicono che
c'è un altro re, Gesù».
8 Con
queste accuse gli Ebrei eccitarono la folla e i capi della città.
9 Giasone e gli altri credenti dovettero pagare
una multa alle autorità e così furono lasciati
liberi.
PAOLO E SILA NELLA CITTÀ DI BEREA
10 Durante la notte i
cristiani di Tessalonica fecero partire in fretta Paolo e Sila per la
città di Berèa. Appena arrivati, essi entrarono nella sinagoga
degli Ebrei.
11 Gli Ebrei di questa città
pero erano migliori di quelli di Tessalonica: infatti accolsero la loro
predicazione con grande entusiasmo. Ogni giorno esaminavano le profezie della
Bibbia per vedere se le cose stavano come Paolo diceva.
12 Molti tra gli Ebrei di Berèa
diventarono credenti, e anche tra i Greci, molti uomini e molte nobildonne.
13 Ma gli Ebrei di Tessalonica vennero a sapere
che Paolo predicava la parola di Dio anche nella città di Berèa:
allora corsero in quella città per mettere in agitazione la folla e
spingerla contro di lui.
14 Ma i cristiani di
Berèa fecero subito partire Paolo verso il mare. Sila e Timòteo
invece restarono in città.
15 Quelli che
accompagnavano Paolo andarono con lui fino ad Atene. Qui Paolo li
incaricò di dire a Sila e Timòteo di raggiungerlo il più
presto possibile.
PAOLO NELLA CITTÀ DI ATENE
16 Mentre Paolo aspettava Sila
e Timòteo ad Atene, fremeva dentro di sé nel vedere quella
città piena di idoli.
17 Nella sinagoga
invece discuteva con gli Ebrei e con i Greci credenti in Dio. E ogni giorno, in
piazza, discuteva con quelli che incontrava.
18
Anche alcuni filosofi, epicurei e stoici, Si misero a discutere con Paolo.
Alcuni dicevano: «Che cosa pretende di insegnarci questo ciarlatano?».
Altri invece sentendo che annunziava Gesù e la risurrezione osservavano:
«A quanto pare è venuto a parlarci di divinità
straniere».
19 Per questo lo presero e lo
portarono al tribunale dell'Areòpago. Poi gli dissero: «Possiamo
sapere cos'è questa nuova dottrina che vai predicando?
20 Tu ci hai fatto ascoltare cose piuttosto
strane: vorremmo dunque sapere di che cosa si
tratta».
21 Infatti per tutti i cittadini di
Atene e per gli stranieri che vi abitavano il passatempo più gradito era
questo: ascoltare o raccontare le ultime notizie.
22 Paolo allora si alzò in mezzo
all'Areopago e disse: «Cittadini ateniesi, io vedo che voi siete gente
molto religiosa da tutti i punti di vista.
23 Ho
percorso la vostra città e ho osservato i vostri monumenti sacri; ho
trovato anche un altare con questa dedica: al dio sconosciuto. Ebbene, io vengo
ad annunziarvi quel Dio che voi adorate ma non conoscete.
24 «Egli è colui che ha fatto il
mondo e tutto quello che esso contiene. Egli è il Signore del cielo e
della terra, e non abita in templi costruiti dagli uomini.
25 Non si fa servire dagli uomini come se avesse
bisogno di qualche cosa: anzi è lui che dà a tutti la vita, il
respiro e tutto il resto.
26 «Da un solo
uomo Dio ha fatto discendere tutti i popoli, e li ha fatti abitare su tutta la
terra. Ha stabilito per loro i periodi delle stagioni e i confini dei territori
da loro abitati.
27 Dio ha fatto tutto questo
perché gli uomini lo cerchino e si sforzino di trovarlo, anche a tentoni,
per poterlo incontrare. In realtà Dio non è lontano da ciascuno di
noi.
28 In lui infatti noi viviamo, ci muoviamo
ed esistiamo. Anche alcuni vostri poeti l'hanno
detto:
"Noi siamo figli di
Dio".
29 «Se dunque noi veniamo da Dio non
possiamo pensare che Dio sia simile a statue d'oro, d'argento o di pietra
scolpite dall'arte e create dalla fantasia degli uomini.
30 Ebbene: Dio, ora, non tiene più conto
del tempo passato, quando gli uomini vivevano nell'ignoranza. Ora, egli rivolge
un ordine agli uomini: che tutti dappertutto devono convertirsi.
31 Dio infatti ha fissato un giorno nel quale
giudicherà il mondo con giustizia. E lo farà per mezzo di un uomo,
che egli ha stabilito e ha approvato davanti a tutti, facendolo risorgere dai
morti».
32 Appena sentirono parlare di
risurrezione dei morti, alcuni dei presenti cominciarono a deridere Paolo. Altri
invece dissero: «Su questo punto ti sentiremo un'altra
volta».
33 Così Paolo si
allontanò da loro.
34 Alcuni però
lo seguirono e credettero. Fa questi vi era anche un certo Dionigi, uno del
consiglio dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e alcuni
altri.
CAPITOLO 18
PAOLO NELLA CITTÀ DI CORINTO
1 Dopo questi fatti, Paolo
lasciò Atene e andò a Corinto.
2
In quella città trovò un Ebreo che si chiamava Aquila, nato nella
provincia del Ponto. Con Priscilla sua moglie, era appena arrivato dall'Italia,
perché l'imperatore Claudio aveva espulso da Roma tutti gli Ebrei. Paolo
andò a casa loro e,
3 siccome faceva lo
stesso mestiere, rimase con loro e li aiutava a fabbricare tende.
4 Ogni sabato però andava nella sinagoga,
si metteva a discutere, e cercava di convincere tutti, Ebrei e Greci.
5 Poi arrivarono Sila e Timòteo dalla
Macedonia: allora Paolo si dedicò soltanto alla predicazione. Di fronte
agli Ebrei egli sosteneva che Gesù è il Messia mandato da Dio.
6 Gli Ebrei però gli facevano opposizione
e lo insultavano. Allora Paolo si stracciò le vesti in segno di sdegno e
disse loro: «Se non vi salverete è colpa vostra: io ho fatto per voi
tutto quello che potevo! D'ora in poi mi rivolgerò soltanto a quelli che
non sono Ebrei».
7 Quindi Paolo
lasciò la sinagoga e andò in casa di un tale che si chiamava Tizio
Giusto: era un Greco che seguiva la religione ebraica e la sua casa si trovava
vicino alla sinagoga.
8 Crispo, il capo della
sinagoga, credette nel Signore insieme con tutti i suoi familiari. Anche altri
abitanti di Corinto ascoltarono quello che Paolo diceva, e così
credettero e si fecero battezzare.
9 Una notte il
Signore apparve in sogno a Paolo e gli disse: «Non aver paura! Continua a
predicare, e non tacere,
10 perché io
sono con te! Nessuno potrà farti del male. Anzi, molti abitanti di questa
città appartengono già al mio
popolo».
11 Paolo rimase a Corinto un anno e
mezzo, e annunziava loro la parola di Dio.
12
Mentre Gallione era governatore romano della provincia dell'Acaia, gli Ebrei
insorsero in massa contro Paolo: lo presero e lo portarono davanti al tribunale,
13 dicendo: «Quest'uomo cerca di convincere
la gente ad adorare Dio in modo contrario alla
legge».
14 Paolo stava per rispondere, ma
Gallione disse agli Ebrei: «Se si tratta di un delitto o di una colpa
grave, o Ebrei, è giusto che vi ascolti.
15 Ma visto che si tratta di sottigliezze
dottrinali della vostra legge, arrangiatevi da soli! Io non voglio essere
giudice in queste faccende».
16 Così
li fece uscire dal tribunale.
17 Allora tutti
afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e si misero a picchiarlo
davanti al tribunale. Gallione però non volle interessarsi di queste
cose.
PAOLO LASCIA LA GRECIA
18 Paolo rimase a Corinto
ancora un po' di tempo. Poi salutò i cristiani di quella città e
si imbarcò verso la provincia della Siria, insieme a Priscilla e Aquila.
Siccome aveva fatto un voto, a Cencre si era fatto tagliare del tutto i capelli.
19 Quando arrivarono nella città di Efeso
Paolo si separò dai due coniugi. Entrò nella sinagoga e si mise a
discutere con gli Ebrei.
20 Essi lo pregarono di
rimanere più a lungo, ma Paolo non accettò.
21 Tuttavia li salutò dicendo: «Se
Dio vorrà, tornerò da voi un'altra volta». Da Efeso si
imbarcò
22 per Cesarèa. di qui
andò a salutare la comunità di Gerusalemme, poi discese ad
Antiòchia.
23 In questa città
Paolo rimase per un po' di tempo. Di là partì di nuovo e
attraversò una dopo l'altra le regioni della Galazia e della Frigia.
Dappertutto egli rafforzava i discepoli nella fede.
APOLLO PREDICA NELLA CITTÀ DI EFESO
24 A Efeso in quei giorni
arrivò un Ebreo, un certo Apollo, nato ad Alessandria d'Egitto. Parlava
molto bene ed era esperto nella Bibbia.
25
Apollo era già stato istruito nella dottrina del Signore; predicava con
entusiasmo e insegnava con esattezza quello che riguardava Gesù (egli
però conosceva soltanto il battesimo di Giovanni il Battezzatore).
26 Con grande coraggio Apollo cominciò a
predicare nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo sentirono parlare: allora lo
presero con loro e lo istruirono più accuratamente nella fede cristiana.
27 Apollo aveva intenzione di andare in Grecia;
i fratelli allora lo incoraggiarono e scrissero ai cristiani di quella provincia
di accoglierlo bene. Appena arrivato, Apollo, sostenuto dalla grazia di Dio, si
rese molto utile a quelli che erano diventati credenti.
28 Egli infatti sapeva rispondere con sicurezza
alle obiezioni degli Ebrei e pubblicamente, con la Bibbia alla mano, dimostrava
che Gesù è il Messia promesso da
Dio.
CAPITOLO 19
PAOLO NELLA CITTÀ DI EFESO
1 Mentre Apollo si trovava a
Corinto, Paolo attraversò le regioni montuose dell'Asia Minore e
arrivò alla città di Efeso. Qui trovò alcuni
discepoli
2 e domandò loro:
- Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete
diventati cristiani?
Gli
risposero:
- Non abbiamo nemmeno sentito dire che
esiste uno Spirito Santo.
3 Paolo domandò
loro ancora:
- Ma che battesimo avete
ricevuto?
Quelli
risposero:
- Il battesimo di Giovanni il
Battezzatore.
4 Allora Paolo spiegò
loro:
- Quello di Giovanni era un battesimo per
quelli che accettavano di cambiar vita; egli invitava la gente a credere in
colui che doveva venire dopo di lui, cioè in Gesù.
5 Dopo questa spiegazione i discepoli di
Efeso si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù.
6 Quindi Paolo stese le mani su loro, ed essi
ricevettero lo Spirito Santo. Cominciarono a parlare in altre lingue e a
profetizzare.
7 Erano in tutto circa dodici
uomini.
8 Per tre mesi Paolo poté andare
regolarmente nella sinagoga. Discuteva con franchezza del regno di Dio e cercava
di convincere quelli che lo ascoltavano.
9
C'erano però alcuni che si dimostravano ostinati e si rifiutavano di
credere; anzi, in pubblico, parlavano male della fede cristiana. Allora Paolo li
abbandonò e separò nettamente i cristiani dalla sinagoga. Ogni
giorno si metteva a discutere nella scuola di un tale che si chiamava Tiranno.
10 Così Paolo continuò per due
anni: tutti gli abitanti dell'Asia Minore, Ebrei e Greci, poterono ascoltare la
parola del Signore.
S. Paolo a Efeso
I FIGLI DI SCEVA
11 Dio intanto faceva miracoli
straordinari per opera di Paolo.
12 La gente
prendeva fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con Paolo, li metteva
sopra i malati e questi guarivano. Anche gli spiriti maligni uscivano dai
malati.
13 Allora alcuni Ebrei che andavano in
giro a scacciare gli spiriti maligni dai malati pensarono di servirsi del nome
del Signore Gesù nei loro scongiuri. Dicevano agli spiriti maligni:
«Nel nome di quel Gesù che Paolo predica, io vi comando di uscire da
questi malati».
14 Così facevano, ad
esempio, i sette figli di un certo Sceva, Ebreo e capo dei sacerdoti.
15 Ma una volta lo spirito maligno rispose loro:
«Gesù lo conosco e Paolo so chi è! Ma voi, chi siete?».
16 Poi l'uomo posseduto dallo spirito maligno si
scagliò contro di loro e li afferrò: li picchiò con tale
violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e pieni di ferite.
17 Tutti gli abitanti di Efeso, Ebrei e Greci,
vennero a sapere questo fatto. Furono pieni di meraviglia e dicevano: «Il
Signore Gesù è grande!».
18
Molti di quelli che erano diventati cristiani venivano e riconoscevano davanti a
tutti il male che avevano fatto.
19 Altri che
avevano praticato la magia portarono i loro libri e li bruciavano davanti a
tutti. Il valore di quei libri, secondo i calcoli fatti, era di circa
cinquantamila monete d'argento.
20 Così
la parola del Signore si diffondeva e si rafforzava sempre
più.
LA SOMMOSSA DI EFESO
21 Dopo questi fatti, Paolo
decise di attraversare le province della Macedonia e della Grecia, e poi andare
a Gerusalemme. Diceva: «Prima vado a Gerusalemme, poi dovrò andare
anche a Roma».
22 Per il momento,
però, mandò nella provincia della Macedonia due suoi aiutanti,
Timòteo ed Erasto. Egli, invece, rimase ancora un po' di tempo in
Asia.
23 Durante questo periodo, nella
città di Efeso ci fu un grande tumulto a causa di questo nuovo
insegnamento.
24 Un certo Demetrio, di
professione orafo, fabbricava tempietti della dea Artèmide in argento: un
mestiere che procurava agli artigiani un buon guadagno.
25 Egli radunò gli orafi e tutti gli
artigiani che facevano un mestiere del genere e disse loro: «Cittadini, voi
sapete che questo lavoro è la fonte del nostro benessere.
26 Ma avete sentito dire che questo Paolo
continua a ripetere che non sono divinità quelle che noi facciamo con le
nostre mani. E' così, ha convinto e portato fuori strada molta gente, non
solo qui ad Efeso ma in quasi tutta l'Asia Minore.
27 Dunque c'è il pericolo che il nostro
mestiere vada in rovina. Ma c'è di più: nessuno si interessa
più del tempio della grande dea Artèmide; la dea che l'Asia e il
mondo intero adorano perderà la sua
grandezza».
28 Sentendo questo discorso
tutti si accesero di collera e si misero a gridare: «Grande è
Artèmide, la dea degli Efesini!».
29
La sommossa si estese a tutta la città. La gente corse in massa al
teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco, nativi della Macedonia e
compagni di viaggio di Paolo.
30 Paolo voleva
presentarsi al popolo, ma i cristiani di Efeso non glielo permisero.
31 Anche alcuni funzionari della provincia
dell'Asia, amici di Paolo, gli mandarono a dire di non andare al teatro.
32 Intanto, al teatro chi gridava una cosa chi
un'altra. Nell'assemblea vi era una grande confusione e la maggior parte della
gente non sapeva neppure per quale motivo era andata là.
33 Alcuni della folla volevano far parlare un
certo Alessandro che gli Ebrei avevano spinto avanti. Egli fece un segno con la
mano per ottenere il silenzio e parlare alla folla.
34 Ma appena si accorsero che era Ebreo, tutti
cominciarono a gridare: «Grande è Artèmide, la dea degli
Efesini!», e gridarono in coro per quasi due ore.
35 Alla fine il cancelliere della città
riuscì a calmare la folla e disse: «Cittadini di Efeso, tutti
sanno che la nostra città custodisce il tempio della grande dea
Artèmide e che la sua statua è stata a noi donata dal cielo!
36 Nessuno al mondo può contestare questi
fatti! State dunque calmi e non fate azioni imprudenti.
37 Voi avete trascinato qui questi uomini, ma
essi non hanno derubato il tempio e non hanno bestemmiato contro la nostra dea.
38 Può darsi che Demetrio e i suoi
colleghi di lavoro abbiano qualche diritto da rivendicare contro qualcuno, ma
per questo ci sono i tribunali e i giudici. Vadano dunque in tribunale a esporre
le loro accuse.
39 Se invece avete qualche altra
questione da discutere, si deciderà in una assemblea legalmente
costituita.
40 Per i fatti di oggi, c'è
il pericolo di essere accusati di aver provocato disordini. Non c'è
nessun motivo che possa giustificare questa
riunione».
41 Con queste parole il
cancelliere della città sciolse
l'assemblea.
CAPITOLO
20
PAOLO VA IN MACEDONIA E IN GRECIA
1 Quando la sommossa
finì, Paolo radunò i cristiani e li incoraggiò a
continuare; quindi li salutò e partì verso la provincia della
Macedonia.
2 Mentre l'attraversava, Paolo
esortava continuamente i fedeli con molti discorsi. Finalmente arrivò in
Grecia
3 e vi rimase tre mesi. Mentre stava
partendo per la Siria, venne a sapere che alcuni Ebrei avevano preparato un
complotto contro di lui. Allora decise di fare il viaggio di ritorno passando di
nuovo per la Macedonia.
4 Lo accompagnava
Sòpatro, figlio di Pirro, abitante nella città di Berèa,
Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, Tichico e
Tròfimo della provincia dell'Asia.
5
Questi però partirono prima di noi e ci aspettarono a Tròade.
6 Noi invece lasciammo Filippi dopo le feste
pasquali. Con cinque giorni di viaggio li raggiungemmo a Tròade. Qui
restammo per una settimana.
PAOLO VISITA I CRISTIANI DI TROADE
7 Il primo giorno della
settimana ci riunimmo per la celebrazione della Cena del Signore, e Paolo rimase
a parlare con i discepoli. Siccome il giorno dopo doveva partire,
continuò a parlare fino a mezzanotte.
8
La stanza dove c'eravamo riuniti si trovava al piano superiore della casa ed era
molto illuminata.
9 Mentre Paolo continuava a
parlare, un ragazzo di nome Éutico, che si era seduto sul davanzale della
finestra, si addormentò. A un certo punto cadde giù dal terzo
piano e fu raccolto morto.
10 Paolo allora
scese, si piegò su di lui, lo prese nelle sue braccia e disse:
«Calma e coraggio. Éutico è vivo!».
11 Poi risalì nella sala, spezzò
il pane e lo mangiò con gli altri. Parlò ancora a lungo e quando
spuntò il sole partì.
12 Intanto
quel ragazzo era stato portato a casa sano e salvo, con gran sollievo di
tutti.
PAOLO IN VIAGGIO DA TROADE A MILETO
13 Noi eravamo partiti per
primi, con la nave, ed eravamo andati verso la città di Asso. Qui
dovevamo prendere a bordo Paolo. Era stato lui a decidere così,
perché voleva fare il viaggio a piedi.
14
Quando ci raggiunse ad Asso, Paolo salì a bordo con noi e arrivammo nella
città di Mitilène.
15 Il giorno
dopo partimmo da Mitilène e arrivammo di fronte a Chio. Con un altro
giorno di viaggio arrivammo nella città di Samo, e il giorno dopo
giungemmo a Milèto.
16 Paolo infatti
aveva deciso di non fermarsi ad Efeso, per non trattenersi troppo a lungo
in Asia Aveva fretta di arrivare a Gerusalemme, possibilmente per il giorno di
Pentecoste.
PAOLO PARLA AI RESPONSABILI DELLA CHIESA DI EFESO
17 Trovandosi a Milèto,
Paolo fece venire da Efeso i responsabili di quella comunità.
18 Quando arrivarono, Paolo disse loro:
«Voi sapete come io mi sono comportato con voi per tutto questo tempo: dal
primo giorno che arrivai in Asia fino a oggi.
19
Ho lavorato per il Signore con profonda umiltà. Ho sofferto e ho anche
pianto. Ho dovuto subire le insidie degli Ebrei a rischio della vita.
20 Voi sapete che non ho mai trascurato quello
che poteva esservi utile: non ho mai cessato di predicare e di istruirvi sia in
pubblico che nelle vostre case.
21 A tutti,
Ebrei e Greci, ho raccomandato con insistenza di cambiar vita, di tornare a Dio
e di credere nel Signore nostro Gesù.
22
«Ed ora, ecco: io devo andare a Gerusalemme senza sapere quel che mi
accadrà. E' lo Spirito Santo che mi spinge.
23 Durante tutto questo viaggio lo Spirito Santo
mi avverte e mi dice che mi aspettano catene e tribolazioni.
24 Tuttavia, quel che più mi importa non
è la mia vita, ma portare a termine la mia corsa e la missione che il
Signore Gesù mi ha affidato: annunziare a tutti che Dio ama gli uomini.
25 «Ecco: io sono passato in mezzo a voi
annunziando il regno di Dio; ora so che voi tutti non vedrete più il mio
volto.
26 Per questo, oggi, vi dichiaro
solennemente che se qualcuno di voi non accoglie il Signore, io non ne ho colpa.
27 Io infatti non ho mai trascurato di
annunziarvi tutta la volontà di Dio.
28
Badate a voi stessi e abbiate cura di tutti i fedeli: lo Spirito Santo ve li ha
affidati e vi ha fatto essere loro pastori. Dio si è acquistata la Chiesa
con la morte del Figlio suo, e ora tocca a voi guidarla come pastori.
29 «Io so che, quando sarò partito,
altri verranno fra voi e si comporteranno come lupi rapaci. Essi faranno del
male al gregge.
30 Perfino in mezzo a voi
sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse e cercheranno di tirarsi dietro
altri credenti.
31 Perciò state bene
attenti, e ricordate che per tre anni, notte e giorno, non ho mai smesso di
esortare ciascuno di voi anche con le lacrime.
32 «Ed ora, ecco: io vi affido a Dio e alla
parola che annunzia il suo amore. Egli ha il potere di farvi crescere nella
fede, e di darvi tutto quel che ha promesso a quelli che gli appartengono.
33 Io non ho desiderato né argento
né oro, né i vestiti di nessuno.
34 Voi sapete bene che alle necessità mie
e di quelli che erano con me ho provveduto con il lavoro di queste mie mani.
35 Vi ho sempre mostrato che è necessario
lavorare per soccorrere i deboli, ricordandoci di quello che disse il Signore
Gesù: "C'è più gioia nel dare che nel
ricevere"».
36 Quando ebbe finito di
parlare, Paolo si inginocchiò con i responsabili della chiesa di Efeso, e
insieme si misero a pregare.
37 Piangevano
tutti, si gettavano al collo di Paolo e lo abbracciavano.
38 Erano molto tristi, specialmente per quello
che Paolo aveva detto: «Voi non mi vedrete più». Poi lo
accompagnarono fino alla nave.
CAPITOLO
21
PAOLO IN VIAGGIO VERSO GERUSALEMME
1 Venne poi il momento di
separarci da loro e partimmo con la nave. Andammo e infine a Pàtara.
2 Qui trovammo una nave che faceva la traversata
verso la Fenicia: vi salimmo e prendemmo il
largo
3 Giunti in vista dell'isola di Cipro, la
lasciammo sulla sinistra e puntammo verso la regione della Siria. Quindi
arrivammo nella città di Tiro, dove si doveva lasciare a terra il carico
della nave.
4 Visitammo i discepoli di questa
città e restammo con loro una settimana. Per suggerimento dello Spirito,
essi dicevano a Paolo di non salire a Gerusalemme.
5 Ma quando furono passati quei giorni partimmo.
Tutta la comunità, comprese le donne e i bambini, ci accompagnò,
finché arrivammo fuori città. Qui ci mettemmo in ginocchio sulla
spiaggia a pregare.
6 Poi ci salutammo a
vicenda: noi salimmo sulla nave, ed essi ritornarono alle loro case.
7 Dalla città di Tiro andammo a
Tolemàide, e così si concluse il nostro viaggio per mare. Andammo
a salutare i cristiani della città di Tolemàide, restando con loro
un giorno.
8 Il giorno dopo partimmo di nuovo
per raggiungere Cesarèa. Là ci ospitò l'evangelista
Filippo
9 che era uno dei sette diaconi. Egli
aveva quattro figlie non sposate, che avevano il dono della profezia.
10 Eravamo a Cesaréa da parecchi giorni,
quando giunse nella regione della Giudea un certo Agabo, profeta.
11 Egli venne a farci visita. A un certo punto,
prese la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani, poi disse:
«Ecco che cosa dice lo Spirito Santo: l'uomo al quale appartiene questa
cintura sarà legato in questa maniera dagli Ebrei a Gerusalemme e
sarà consegnato in mano ai
pagani».
12 Sentendo queste parole, noi e
gli altri presenti pregammo Paolo di non andare a Gerusalemme.
13 Ma Paolo ci rispose; «Perché
piangete e cercate di togliermi il coraggio? Io sono pronto ad affrontare in
Gerusalemme non solo la prigione ma anche la morte per amore del Signore
Gesù».
14 Visto che Paolo non si
lasciava convincere, noi, rassegnati, dicemmo: «Sia fatta la volontà
del Signore».
15 Alcuni giorni più
tardi, ci preparammo per il viaggio e si partì per Gerusalemme.
16 Vennero con noi anche alcuni cristiani di
Cesaréa: essi ci condussero da un certo Mnasòne, presso il quale
trovammo alloggio. Egli era nativo di Cipro, ed era stato uno dei primi a
diventare cristiano.
PAOLO VA A FAR VISITA A GIACOMO
17 Appena arrivati a
Gerusalemme, i cristiani ci accolsero con gioia.
18 Il giorno dopo, Paolo venne con noi da
Giacomo, e trovammo uniti tutti i responsabili della comunità.
19 Paolo li salutò e poi riferì
loro, ad una ad una, tutte le cose che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo
del lavoro missionario che egli aveva svolto.
20
Il responsabili lo ascoltarono e ringraziarono Dio. Poi dissero a Paolo:
«Tu vedi, fratello, quante migliaia di Ebrei sono diventati cristiani e tu
sai che tutti sono rimasti molto attaccati alla legge di Mosè.
21 Ebbene, essi hanno sentito dire che tu
insegni a tutti gli Ebrei che vivono tra i pagani di abbandonare la legge di
Mosè, dici di non circoncidere più i figli e di non seguire
più le tradizioni ebraiche.
22 Ora che
cosa accadrà, quando gli Ebrei di questa città verranno a sapere
che sei arrivato?
23 «Fa' quello che ti
suggeriamo: ci sono tra di noi quattro uomini che hanno fatto il voto di non
bere vino e di non tagliarsi i capelli per un po' di tempo.
24 Va' al tempio con loro e partecipa anche tu
alla cerimonia della purificazione. Poi paga per loro le spese per i sacrifici
che sciolgono dal voto. Così tutti capiranno che non c'è nulla di
vero nelle informazioni ricevute riguardo a te, e che tu invece vivi in modo
conforme alla legge di Mosè.
25 «Ai
pagani che sono diventati cristiani noi abbiamo fatto conoscere per lettera le
nostre decisioni: essi non devono mangiare la carne di animali sacrificati agli
idoli; non devono mangiare il sangue o la carne di animali morti per
soffocamento; infine devono astenersi dai disordini
sessuali».
26 Paolo prese con sé quei
quattro uomini e con loro, il giorno seguente, partecipò al rito della
purificazione. Poi entrò nel tempio per far sapere ai sacerdoti quando
scadeva il loro voto: per quel giorno infatti ciascuno di loro doveva offrire il
sacrificio.
PAOLO ARRESTATO NEL TEMPIO
27 Stavano ormai per finire i
sette giorni, quando gli Ebrei della provincia dell'Asia videro Paolo nel
tempio. Eccitarono la folla contro di lui e riuscirono a prenderlo.
28 Gridavano: «Uomini d'Israele, venite ad
aiutarci! Questo è l'uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro
il popolo d'Israele, contro la legge di Mosè e contro il tempio di Dio.
Adesso, per di più, ha fatto entrare alcuni non Ebrei nel tempio e
così ha profanato questo luogo
santo».
29 Poco prima infatti essi avevano
visto Paolo in giro per la città in compagnia di Tròfimo, nativo
di Efeso, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio.
30 Allora in tutta la città ci fu grande
agitazione e il popolo accorse da ogni parte. Presero Paolo e lo trascinarono
fuori del tempio. Poi chiusero subito le porte del tempio.
31 La gente stava cercando di ucciderlo, ma
qualcuno salì in fretta dal comandante romano e gli disse: «Tutta
Gerusalemme è in agitazione».
32
Subito il comandante prese con sé alcuni soldati e ufficiali e si
precipitò verso la folla. Vedendo il comandante e i soldati, gli Ebrei
smisero di picchiare Paolo.
33 Allora il
comandante si avvicinò, e arrestò Paolo e lo fece legare con due
catene. Intanto chiedeva alla gente: «Chi è costui? Che cosa ha
fatto?».
34 Ma in mezzo alla folla chi
gridava una cosa, chi un'altra. Non potendo conoscere con sicurezza quel che era
accaduto, a causa della confusione, il comandante ordinò di condurre
Paolo nella fortezza.
35 Quando arrivarono ai
gradini della fortezza, la folla premeva con tale violenza che i soldati
dovettero prendere Paolo sulle spalle.
36 Una
gran massa di popolo infatti veniva dietro e gridava: «A
morte!».
S. Paolo minacciato dagli ebrei
PAOLO SI DIFENDE DI FRONTE AGLI EBREI DI GERUSALEMME
37 Mentre lo portavano nella
fortezza, Paolo disse al comandante dei
soldati:
- Posso dirti una
cosa?
Il comandante allora gli
disse:
- Come, tu sai parlare in greco?
38 Non sei tu, dunque, quell'Egiziano che
recentemente ha provocato una rivolta e ha condotto nel deserto quattromila
briganti?
39 Paolo
rispose:
- Io sono un Ebreo nato a Tarso, una
città abbastanza importante della Cilicia. Ti prego, permettimi di
parlare al popolo.
40 Il comandante
acconsentì. Allora Paolo in piedi, dall'alto della scala, con un cenno
della mano invitò la folla a tacere. Ottenuto il silenzio Paolo
cominciò a parlare loro in ebraico
così:
CAPITOLO
22
1 «Fratelli e padri, ascoltate quello che
sto per dirvi in mia difesa».
2 Quando
sentirono che parlava in ebraico, fecero più silenzio di prima. Paolo
continuò:
3 «Io sono ebreo. Sono
nato a Tarso, città della Cilicia, e sono cresciuto a Gerusalemme.
Gamalièle è stato il mio maestro e mi ha insegnato a osservare
scrupolosamente la legge dei nostri padri. Sono sempre rimasto fedele a Dio,
come lo siete voi oggi.
4 Ho perseguitato a
morte quelli che seguono questa nuova dottrina. Ho arrestato e gettato in
prigione uomini e donne cristiani.
5 Anche il
sommo sacerdote e tutti i capi del popolo possono testimoniare che dico il vero:
da loro infatti ho avuto una lettera da portare agli Ebrei di Damasco. Allora
partii, e avevo l'intenzione di arrestare e condurre a Gerusalemme anche i
cristiani di Damasco per farli punire.
6
«Ma durante il viaggio, verso mezzogiorno, prima di entrare nella
città di Damasco, ecco che all'improvviso dal cielo venne una gran luce.
7 Caddi a terra, e sentii una voce che mi
diceva:
- Saulo, Saulo, perché mi
perseguiti?
8 «Allora io
domandai:
- Chi sei, o
Signore?
«E quella voce
disse:
- Io sono Gesù di Nàzaret,
quello che tu stai perseguitando.
9 «Anche i
miei compagni di viaggio videro la luce, ma la voce che mi parlava non la
sentirono.
10 «Allora io
chiesi:
- Che cosa devo fare,
Signore?
«E il Signore mi
rispose:
- Alzati, entra in Damasco: là
qualcuno ti dirà quello che Dio vuole da
te.
11 «La luce era così forte che io
non ci vedevo più. Allora i miei compagni di viaggio mi presero per mano
e così giunsi a Damasco.
12 «In
quella città abitava un certo Anania, un uomo molto religioso, che
ubbidiva alla legge di Mosè. Tutti gli Ebrei di Damasco lo stimavano
molto.
13 Egli venne a trovarmi, si
avvicinò e mi disse: "Saulo, fratello mio, guardami!". In quello stesso
istante io ricuperai la vista e lo vidi.
14
«Anania allora mi disse: "Il Dio dei nostri padri ti ha scelto
perché tu conosca la sua volontà, perché tu veda Cristo, il
Giusto, e ascolti direttamente la sua voce.
15
Tu infatti devi diventare suo testimone per annunziare a tutti gli uomini quello
che hai visto e udito.
16 Dunque, perché
aspetti? Alzati e fatti battezzare! Invoca il nome del Signore e sarai liberato
dai tuoi peccati".
17 «Allora ritornai a
Gerusalemme, e mentre pregavo nel tempio ebbi una visione.
18 Vidi il Signore che mi
disse:
- Svelto, lascia subito Gerusalemme
perché i suoi abitanti non ascolteranno la tua testimonianza su di
me.
19 «Ma io
risposi:
- Signore, tutti sanno che io andavo
nelle sinagoghe per imprigionare e far frustare quelli che credono in te.
20 E quando fu ucciso Stefano, tuo testimone,
ero presente anch'io. Approvavo quelli che lo uccidevano e custodivo i loro
mantelli.
21 «Ma il Signore mi
disse:
- Va'! Io ti manderò lontano tra
gente straniera».
PAOLO NELLA FORTEZZA ANTONIA
22 Fino a questo punto lo
ascoltarono, ma poi cominciarono a gridare: «A morte quest'uomo! Non
è degno di vivere su questa
terra».
23 La folla urlava, si stracciava le
vesti, e faceva un gran polverone.
24 Allora il
comandante dei soldati ordinò di condurre Paolo nella fortezza, di
frustarlo a sangue e d'interrogarlo. Sperava in tal modo di poter sapere
perché gli Ebrei erano così infuriati contro Paolo.
25 Appena fu legato, pronto per essere frustato,
Paolo disse all'ufficiale che gli stava vicino:
-
Potete voi frustare un cittadino romano senza fargli prima il
processo?
26 L'ufficiale corse subito a informare
il comandante. Gli disse:
- Che cosa stai
facendo? Quell'uomo è un cittadino
romano!
27 Allora il comandante venne da Paolo e
gli chiese:
- Dimmi un po': sei davvero cittadino
romano?
-
Sì.
28 Il comandante disse
ancora:
- Per poter essere cittadino romano, io
ho dovuto pagare una grossa somma di denaro. - Io invece - disse Paolo - sono
cittadino fin dalla nascita.
29 Subito quelli
che stavano per frustarlo si allontanarono da lui. Anche il comandante ebbe
paura, perché aveva fatto incarcerare Paolo senza sapere che egli era
cittadino romano.
PAOLO DAVANTI AL TRIBUNALE EBRAICO
30 Ma il comandante romano
voleva sapere con esattezza perché gli Ebrei accusavano Paolo.
Perciò il giorno dopo gli fece togliere le catene e ordinò ai capi
dei sacerdoti e a tutti i membri del tribunale ebraico di radunarsi. Poi fece
venire Paolo davanti a loro.
CAPITOLO
23
1 Paolo fissò lo sguardo su di loro e
disse: «Fratelli, fino ad oggi io ho servito Dio e la mia coscienza
è perfettamente tranquilla».
2 Il
sommo sacerdote Anania comandò a quelli che stavano vicino a Paolo di
colpirlo sulla bocca.
3 Paolo allora disse:
«Dio colpirà te, specie di muro imbiancato. Proprio tu che siedi
lì per giudicarmi secondo la legge, contro la legge comandi di
percuotermi?».- Ma tu stai insultando il sommo sacerdote di
Dio!
4 I presenti fecero notare a
Paolo:
Allora Paolo
disse:
- Fratelli, io non sapevo che egli fosse
il sommo sacerdote. So che nella Bibbia sta scritto: Non maledire il capo del
tuo popolo.
6 Paolo sapeva che i membri del
tribunale ebraico erano di idee diverse: alcuni erano sadducei e altri farisei.
Perciò esclamò dinanzi a loro: «Fratelli, io sono fariseo,
figlio di farisei e mi vogliono condannare perché spero nella
risurrezione dei morti».
Paolo
rispose:
7 Queste parole di Paolo fecero
scoppiare un contrasto tra i farisei e i sadducei, e l'assemblea si trovò
divisa.
8 I sadducei infatti dicono che i morti
non risorgono e che non esistono né angeli né spiriti. I farisei
invece credono a tutte queste cose.
9 Ci fu
dunque una grande confusione. Poi alcuni maestri della legge appartenenti al
partito dei farisei si alzarono e protestarono: «Noi non troviamo nulla di
male in quest'uomo. Non potrebbe darsi che uno spirito o un angelo gli abbia
parlato?».
10 A questo punto il contrasto si
fece tanto forte che il comandante ordinò ai soldati di scendere
nell'assemblea per portare via Paolo e ricondurlo in fortezza. Temeva infatti
che Paolo venisse fatto a pezzi.
11 La notte
seguente il Signore apparve a Paolo e gli disse: «Coraggio! Tu sei stato
mio testimone a Gerusalemme: dovrai essere mio testimone anche a
Roma».
ALCUNI EBREI CERCANO DI UCCIDERE PAOLO
12 La mattina dopo, alcuni
Ebrei si riunirono per organizzare una congiura contro Paolo, e giurarono di non
toccare né cibo né bevanda fino a quando non lo avessero ucciso.
13 Quelli che avevano partecipato a questa
congiura erano più di quaranta.
14 Essi
andarono dai capi dei sacerdoti e dai capi del popolo e dissero: «Noi ci
siamo impegnati con solenne giuramento a non mangiare nulla finché non
avremo ucciso Paolo.
15 Voi dunque, d'accordo
con il tribunale ebraico, dite al comandante di portarvi qui Paolo. Il pretesto
potrebbe essere questo: che voi volete esaminare un po' meglio il suo caso. Noi
intanto ci terremo pronti a ucciderlo prima che egli arrivi
qui».
16 Ma un nipote di Paolo venne a
sapere qualcosa di questa congiura. Perciò andò alla fortezza,
entrò e informò Paolo.
17 Allora
Paolo chiamò uno degli ufficiali e gli
disse:
- Accompagna questo ragazzo dal
comandante; egli ha qualcosa da dirgli.
18
L'ufficiale lo prese con sé, lo portò dal comandante e gli
disse:
- Il prigioniero Paolo mi ha fatto
chiamare e mi ha pregato di accompagnare da te questo giovane perché ha
qualcosa da dirti.
19 Il comandante prese per
mano quel giovane, si ritirò in disparte e gli
domandò:
- Che cosa hai da
dirmi?
20 Egli
rispose:
- Gli Ebrei, tutti d'accordo, ti
domanderanno di condurre Paolo domani davanti al loro tribunale con il pretesto
di esaminare più accuratamente il suo caso.
21 Tu però non crederci perché ci
sono più di quaranta Ebrei che stanno preparando un tranello a Paolo.
Essi hanno giurato di non mangiare né bere prima di aver ucciso Paolo. E
ora sono già pronti, in attesa che tu lo faccia uscire dalla
fortezza.
22 Allora il comandante gli
raccomandò:
- Non raccontare a nessuno le
cose che mi hai detto!
Poi lo lasciò
andare.
PAOLO VIENE TRASFERITO NELLA CITTÀ DI CESAREA
23 Il comandante fece chiamare
due ufficiali e disse loro: «Tenete pronti per stasera alle nove duecento
soldati, settanta cavalieri e duecento uomini armati di lance: dovranno andare
fino a Cesarèa.
24 Preparate anche alcuni
cavalli per trasportare Paolo: egli deve arrivare sano e salvo dal governatore
Felice».
25 Poi scrisse anche una lettera
che press'a poco diceva:
26 «Claudio Lisia
saluta Sua Eccellenza il governatore Felice.
27
Quest'uomo che io ti mando, lo hanno arrestato gli Ebrei. Stavano per
ammazzarlo, quando intervenni con le mie guardie. Venni a sapere che era
cittadino romano e lo liberai.
28 Poi volevo
sapere perché gli Ebrei lo accusavano, e per questo lo condussi davanti
al loro tribunale.
29 Ho potuto stabilire che
contro quest'uomo non c'erano accuse degne di morte o di prigione: si trattava
solo di questioni che riguardano la loro legge.
30 Tuttavia sono venuto a sapere che gli Ebrei
stanno preparando una congiura contro di lui: perciò te lo mando subito.
Nello stesso tempo faccio sapere a quelli che lo accusano che devono rivolgersi
a te».
31 Con questi ordini, i soldati
presero Paolo e lo condussero di notte fino alla città di
Antipàtride.
32 Il giorno dopo lasciarono
partire con lui soltanto i cavalieri. Gli altri tornarono alla fortezza.
33 I cavalieri arrivarono a Cesarèa,
consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono anche Paolo.
34 Il governatore lesse la lettera e
domandò a Paolo in quale provincia era nato. Paolo gli
rispose:
- Sono originario della
Cilicia.
35 Allora Felice
disse:
- Ti ascolterò quando saranno qui
anche quelli che ti accusano.
Poi comandò
di rinchiudere Paolo nel palazzo di
Erode.
CAPITOLO 24
PAOLO PROCESSATO DAVANTI A FELICE
1 Cinque giorni dopo, Anania,
il sommo sacerdote, arrivò con alcuni capi del popolo e un avvocato che
si chiamava Tertullo. Si presentarono al governatore Felice per dichiarare le
loro accuse contro Paolo.
2 Fu chiamato anche
lui. Poi Tertullo cominciò la sua accusa dicendo: «Per merito tuo,
eccellentissimo Felice, noi godiamo di una lunga pace. Tu hai provveduto a
concedere a questa nazione alcune riforme.
3 Noi
accogliamo tutto ciò con la più profonda gratitudine.
4 Ma non ti voglio far perdere troppo tempo;
perciò ti prego di ascoltare, con la tua bontà, quel che
brevemente abbiamo da dirti.
3 «Quest'uomo,
secondo noi, è estremamente pericoloso. Egli è capo del gruppo dei
nazarei, e provoca disordini dappertutto tra gli Ebrei sparsi nel mondo.
6 Ha tentato perfino di profanare il tempio, noi
l'abbiamo arrestato.
(7)
8 Se tu lo interroghi potrai accertarti di tutte
queste cose delle quali noi lo accusiamo».
9
Anche gli Ebrei appoggiarono l'accusa di Tertullo e dissero che i fatti stavano
proprio così.
PAOLO SI DIFENDE DAVANTI AL GOVERNATORE FELICE
10 Il governatore fece un
cenno a Paolo di parlare. Allora egli cominciò a dire: «So che da
molti anni sei giudice di questo popolo. Perciò con fiducia
parlerò in mia difesa.
11 Sono venuto a
Gerusalemme appena dodici giorni fa, per pregare nel tempio; è un fatto
questo che tu stesso puoi controllare.
12 Gli
Ebrei non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere con qualcuno o a mettere
confusione tra la folla. Neppure nelle sinagoghe o per la città.
13 Essi non possono dimostrare le accuse che ora
lanciano contro di me.
14 Ma ti dichiaro questo:
che seguo quella nuova dottrina che essi considerano falsa. Io però
riconosco e servo solo il Dio dei nostri padri e accetto tutto quel che è
scritto nella legge di Mosè e quello che è scritto nei libri dei
profeti.
15 Come loro, io ho questa sicura
speranza nel Signore: che tutti gli uomini, sia buoni che malvagi, risorgeranno
dai morti.
16 Per questo cerco anch'io di
conservare sempre una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini.
17 «Ora, dopo molti anni, sono tornato per
portare aiuti al mio popolo e per offrire sacrifici.
18 Proprio durante questi riti, gli Ebrei mi
hanno trovato nel tempio: stavo partecipando alla cerimonia della purificazione
e non c'era folla né agitazione di popolo.
19 C'erano però alcuni Ebrei della
provincia d'Asia: questi si dovrebbero essere qui davanti a te per accusarmi se
proprio hanno qualcosa contro di me.
20 Oppure,
lo dicano quelli che sono qui ora, se hanno trovato in me qualche colpa quando
sono stato portato al tribunale ebraico.
21
L'unica cosa che potrebbero dire è, che una volta, stando in mezzo a
loro, io gridai: Oggi, io vengo processato davanti a voi perché credo
nella risurrezione dei morti».
22 Felice era
molto ben informato sulla fede cristiana; perciò mandò via gli
accusatori di Paolo dicendo: «Quando verrà il comandante Lisia,
allora esaminerò il vostro caso».
23
Poi ordinò al capo dei soldati di fare la guardia a Paolo e di
concedergli una certa libertà. Tutti gli amici di Paolo potevano andare
da lui per aiutarlo.
PAOLO IN CARCERE SI INCONTRA CON FELICE E DRUSILLA
24 Alcuni giorni dopo, Felice
fece chiamare Paolo per sentirlo parlare della fede in Cristo Gesù: era
presente anche sua moglie, Drusilla che era ebrea.
25 Ma quando Paolo cominciò a parlare del
giusto modo di vivere, del dovere di dominare gli istinti e del giudizio futuro
di Dio, Felice si spaventò e disse: «Basta, per ora puoi andare.
Quando avrò tempo ti farò
richiamare».
26 Intanto sperava di poter
ricevere da Paolo un po' di soldi: per questo lo faceva chiamare abbastanza
spesso e parlava con lui.
27 Trascorsero
così due anni. Poi al posto di Felice venne Porcio Festo. Ma Felice
voleva fare un altro favore agli Ebrei, e così lasciò Paolo in
prigione.
CAPITOLO
25
PAOLO FA RICORSO ALL'IMPERATORE
1 Il governatore Festo,
dunque, arrivò nella sua provincia e dopo tre giorni salì dalla
città di Cesarèa a Gerusalemme.
2
Subito vennero da lui i capi dei sacerdoti e i capi degli Ebrei e presentarono
le loro accuse contro Paolo. Poi, con molta insistenza,
3 per l'odio che avevano contro Paolo, chiesero
a Festo il favore di farlo condurre a Gerusalemme. Stavano infatti preparando un
tranello per ammazzarlo durante il viaggio.
4 Ma
Festo rispose: «Paolo deve restare in prigione a Cesaréa. Anch'io vi
tornerò presto.
5 Quelli tra voi che
hanno autorità vengano con me a Cesarèa, e se quest'uomo è
colpevole di qualche cosa, là lo potranno
accusare».
6 Festo rimase a Gerusalemme
ancora otto o dieci giorni, poi ritornò a Cesarèa. Il giorno dopo
aprì il processo e fece portare Paolo in tribunale.
7 Appena arrivò, gli Ebrei venuti da
Gerusalemme lo circondarono e lanciarono contro di lui molte gravi accuse. Essi
però non erano capaci di provarle.
8
Paolo allora parlò in sua difesa e
disse:
- Io non ho fatto niente di male;
né contro la legge degli Ebrei, né contro il tempio e neppure
contro l'imperatore romano.
9 Festo però
voleva fare un favore agli Ebrei; perciò domandò a
Paolo:
- Accetti di andare a Gerusalemme? Il
processo per queste accuse potrebbe essere fatto là, davanti a
me.
10 Ma Paolo
rispose:
- Mi trovo davanti al tribunale
dell'imperatore: qui devo essere processato. Io non ho fatto nessun torto agli
Ebrei e tu lo sai molto bene.
11 Se dunque sono
colpevole e ho fatto qualcosa che merita la morte, io non rifiuto di morire. Ma
se non c'è niente di vero nelle accuse che questa gente lancia contro di
me, nessuno ha potere di consegnarmi a loro. Io faccio ricorso all'imperatore.
12 Allora Festo si consultò con i suoi
consiglieri. Poi decise:
Tu hai fatto ricorso
all'imperatore e dall'imperatore andrai.
PAOLO DINANZI AL RE AGRIPPA E A BERENICE
13 Alcuni giorni dopo il re
Agrippa e sua sorella Berenìce arrivarono a Cesaréa per salutare
Festo.
14 Siccome si fermarono parecchi giorni,
Festo raccontò al re il caso di Paolo. Gli
disse:
«Il governatore Felice mi ha lasciato
qui un prigioniero.
15 Quando io mi trovavo a
Gerusalemme vennero da me i capi dei sacerdoti e i capi degli Ebrei per accusano
e mi domandarono di condannarlo.
16 Risposi loro
che i Romani non hanno l'abitudine di condannare un uomo prima che egli abbia la
possibilità di difendersi davanti ai suoi accusatori.
17 I capi dei sacerdoti e i capi degli Ebrei
vennero dunque qui da me, e io, senza perder tempo, il giorno dopo cominciai il
processo e vi feci condurre anche Paolo.
18
Quelli che lo accusavano si misero attorno a lui, e io pensavo che lo avrebbero
accusato di alcuni delitti. Invece no:
19 si
trattava solo di questioni che riguardano la loro religione e un certo
Gesù, che era morto, mentre Paolo sosteneva che era ancora vivo.
20 Di fronte a un caso come questo io non sapevo
che decisione prendere; perciò domandai a Paolo se accettava di andare a
Gerusalemme e di essere processato in quella città.
21 Ma Paolo fece ricorso e volle che la sua
causa fosse riservata all'imperatore. Allora ho comandato di tenerlo in prigione
fino a quando non potrò mandarlo
all'imperatore».
22 A questo punto il re
Agrippa disse al governatore Festo:
- Avrei
piacere anch'io di ascoltare quest'uomo!
E Festo
gli rispose:
- Domani lo potrai
ascoltare.
23 Il giorno dopo, Agrippa e
Berenìce arrivarono con grande seguito ed entrarono nell'aula delle
udienze, accompagnati dai comandati e dai cittadini più importanti. Festo
fece venire Paolo
24 e
disse:
- Re Agrippa e voi cittadini tutti, qui
presenti con noi: questo è l'uomo per il quale il popolo degli Ebrei si
è rivolto a me a Gerusalemme e in questa città. Essi pretendono di
farlo morire;
25 io invece mi sono convinto che
egli non ha commesso niente che meriti la condanna a morte. Ora egli ha fatto
ricorso all'imperatore e io ho deciso di mandarlo a lui.
26 Sul suo caso però non ho nulla di
preciso da scrivere all'imperatore. Perciò ho voluto condurlo qui davanti
a voi e specialmente davanti a te, re Agrippa, per avere, dopo questa udienza,
qualcosa da scrivere all'imperatore.
27 Mi
sembra assurdo infatti mandare a Roma un prigioniero senza indicare le accuse
che si fanno contro di lui.
CAPITOLO
26
PAOLO SI DIFENDE DI FRONTE AD AGRIPPA
1 Il re Agrippa disse a
Paolo:
- Ora tu puoi difenderti. Allora Paolo
fece un cenno con la mano e si difese
così:
2 «Sono contento, o re Agrippa,
di potermi difendere oggi, davanti a te, di tutte le accuse che gli Ebrei
lanciano contro di me.
3 So che tu conosci molto
bene le usanze e le questioni religiose degli Ebrei. Ti prego dunque di
ascoltarmi con pazienza.
4 «Tutti gli Ebrei
sono al corrente della mia vita: fin da quando ero ragazzo ho vissuto tra il mio
popolo, a Gerusalemme.
5 E tutti sanno anche, da
molto tempo, che io ero fariseo e vivevo nel gruppo più rigoroso della
nostra religione. Se vogliono, essi lo possono testimoniare.
6 Ora invece mi trovo sotto processo,
perché spero nella promessa che Dio ha fatto ai nostri padri.
7 Anche le dodici tribù del nostro popolo
servono Dio con perseveranza giorno e notte, perché sperano di vedere
realizzata questa promessa. Proprio per questa speranza, o re, io sono accusato
dagli Ebrei.
8 Perché ritenete assurdo
che Dio faccia ritornare i morti alla vita?
9
«Anch'io una volta credevo di dover combattere contro Gesù, il
Nazareno,
10 ed è quello che ho fatto in
Gerusalemme. I capi dei sacerdoti mi avevano dato un potere speciale, e io
gettavo in prigione molti cristiani. E quando essi venivano condannati a morte,
anch'io votavo contro di loro.
11 Spesso andavo
da una sinagoga all'altra per costringerli con torture a bestemmiare. Ero
crudele contro i cristiani senza alcun riguardo, e li perseguitavo anche nelle
città straniere.
12 «Un giorno
però stavo andando a Damasco: i capi dei sacerdoti mi avevano autorizzato
dandomi pieni poteri.
13 Durante il viaggio, o
re Agrippa, io vidi, in pieno giorno, una luce che scendeva dal cielo e
sfolgorava intorno a me e a quelli che mi accompagnavano: era più forte
del sole.
14 Tutti cademmo a terra, e io sentii
una voce in ebraico che diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?
Perché ti rivolti come fa un animale quando il suo padrone lo
pungola?
15 «Io domandai: Chi sei
Signore?
«Allora il Signore rispose: Io sono
Gesù, quello che tu perseguiti.
16 Ma ora
alzati e sta' in piedi. Io ti sono apparso per fare di te un mio servitore. Tu
mi renderai testimonianza dicendo quello che hai visto oggi e proclamando quello
che ti rivelerò ancora.
17 Io ti
libererò da tutti i pericoli, quando ti manderò dagli Ebrei e dai
pagani.
18 Andrai da loro per aprire i loro
occhi, per farli passare dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana al
servizio di Dio. Quelli che crederanno in me riceveranno il perdono dei loro
peccati e faranno parte del mio popolo santo.
19
«Perciò, o re Agrippa, io non ho disubbidito a questa apparizione
celeste,
20 ma mi sono messo a predicare prima
agli abitanti di Damasco e di Gerusalemme, poi a quelli della provincia della
Giudea e anche ai pagani. A tutti dicevo di cambiar vita volgendosi all'unico
Dio e di mostrare con le azioni la sincerità della loro conversione.
21 Questo è il motivo per il quale gli
Ebrei mi arrestarono mentre ero nel tempio e tentarono di uccidermi.
22 Ma Dio mi ha dato il suo aiuto fino ad oggi:
per questo sono testimone di Cristo davanti a tutti, piccoli e grandi. Io dico
soltanto quello che gli scritti dei profeti e la legge di Mosè avevano
previsto per il futuro:
23 e cioè che il
Messia doveva soffrire, che doveva essere il primo a risuscitare dai morti, e
che doveva portare al popolo di Israele e ai pagani una luminosa
speranza».
PAOLO INVITA IL RE AGRIPPA A CREDERE
24 Mentre Paolo parlava
così per difendersi, il governatore Festo disse ad alta
voce:
- Tu sei pazzo, Paolo! Hai studiato troppo
e sei diventato matto!
25 Ma Paolo gli
rispose:
- Io non sono pazzo, eccellentissimo
Festo; sto dicendo cose vere e ragionevoli.
26
Il re Agrippa conosce bene queste cose e a lui posso parlare con franchezza. I
fatti dei quali sto parlando non sono accaduti in segreto: per questo io penso
che egli li conosce tutti.
27 Re Agrippa, tu
credi alle promesse dei profeti? Io so che tu ci
credi!
28 Agrippa allora rispose a
Paolo:
- Ancora un po' e tu mi convincerai a
farmi cristiano.
29 Paolo gli
disse:
- Io non so quanto manca alla tua
conversione. Vorrei però chiedere a Dio che non solo tu, ma tutti quelli
che oggi mi ascoltano diventino simili a me, tranne ovviamente per queste
catene.
30 Allora il re Agrippa si alzò e
con lui anche il governatore Festo, Berenìce e tutti quelli che avevano
partecipato alla seduta.
31 Mentre si
allontanavano parlavano insieme e dicevano: «Quest'uomo non ha fatto niente
che meriti la morte o la prigione». Agrippa disse a Festo: «Se non
avesse fatto ricorso all'imperatore, quest'uomo poteva essere
liberato».
CAPITOLO
27
INIZIA IL VIAGGIO DI PAOLO VERSO ROMA
1 Quando decisero di farci
partire per l'Italia, consegnarono Paolo e alcuni altri prigionieri a un
ufficiale, un certo Giulio, che apparteneva al reggimento imperiale.
2 Salimmo a bordo di una nave della città
di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia, e si
partì. C'era con noi Aristarco, un cittadino macédone, originario
di Tessalonica.
3 Il giorno seguente arrivammo
nella città di Sidone; qui Giulio gentilmente permise a Paolo di andare a
trovare i suoi amici che lo ospitarono e lo circondarono di premure.
4 Poi partimmo da Sidone. Il vento soffiava in
senso contrario e noi allora navigammo al riparo dell'isola di Cipro.
5 Costeggiammo la Cilicia e la Panfilia e
arrivammo alla città di Mira, nella regione della Licia.
6 Qui l'ufficiale Giulio trovò una nave
di Alessandria diretta verso l'Italia e ci fece salire su di essa.
7 Navigammo lentamente per molti giorni, e solo
a gran fatica arrivammo all'altezza della città di Cnido. Ma il vento non
ci era favorevole; perciò navigammo al riparo dell'isola di Creta, presso
capo Salmòne.
8 Con molta
difficoltà ci fu possibile costeggiare l'isola e finalmente arrivammo a
una località chiamata "Buoni Porti", vicino alla città di
Laséa.
9 Avevamo perso molto tempo. Era
già passato anche il periodo del digiuno ebraico d'autunno, ed era ormai
pericoloso continuare la navigazione. Paolo l'aveva fatto notare, dicendo ai
marinai:
10 «Io vedo che questo viaggio sta
diventando molto pericoloso, non soltanto per la nave e il carico ma anche per
tutti noi che rischiamo di perdere la
vita».
11 Ma Giulio, l'ufficiale romano,
dette ascolto al parere del pilota e del padrone della nave e non alle parole di
Paolo.
12 D'altra parte, la località di
"Buoni Porti" era poco adatta per passarvi l'inverno: perciò la maggior
parte dei passeggeri decise di ripartire per raggiungere possibilmente Fenice,
porto di Creta, aperto a sud-ovest: là si poteva passare
l'inverno.
LA TEMPESTA E IL NAUFRAGIO
13 Intanto si alzò un leggero
vento del sud, ed essi credettero di poter realizzare il loro progetto. Levarono
le ancore e ripresero a navigare, tenendosi il più possibile vicino alle
coste dell'isola di Creta.
14 Ma subito si
scatenò sull'isola un vento impetuoso, detto
Euroaquilone
15 La nave fu travolta dalla bufera:
era impossibile resistere al vento, e perciò ci lasciavamo portare alla
deriva.
16 Mentre passavamo sotto un isolotto
chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a prendere la scialuppa di
salvataggio.
17 I marinai la tirarono a bordo e
con gli attrezzi cominciarono a legare la struttura della nave per renderla
più forte. Poi, per paura di andare a finire sui banchi di sabbia della
Libia, i marinai gettarono l'àncora galleggiante e così si andava
alla deriva.
18 La tempesta continuava a
sbatterei qua e là con violenza: perciò, il giorno dopo, si
cominciò a gettare in mare il carico.
19
Il terzo giorno, i marinai stessi scaricarono con le loro mani anche gli
attrezzi della nave.
20 Per parecchi giorni non
si riuscì a vedere né il sole né le stelle, e la tempesta
continuava sempre più forte. Ogni speranza di salvarci era ormai perduta
per noi.
21 Da molto tempo nessuno più
mangiava. Allora Paolo si alzò in mezzo ai passeggeri e disse:
«Amici, se mi davate ascolto e non partivamo da Creta, avremmo evitato
questo pericolo e questo danno.
22 Ora
però io vi raccomando di avere coraggio. Soltanto la nave andrà
perduta: ma nessuno di noi morirà.
23
Questa notte, infatti, mi è apparso un angelo di quel Dio che io servo e
al quale io appartengo.
24 Egli mi ha detto:
"Non temere, Paolo! Tu dovrai comparire davanti all'imperatore e Dio, nella sua
bontà, ti dona anche la vita dei tuoi compagni di
viaggio".
25 Perciò fatevi coraggio,
amici! Ho fiducia in Dio: sono sicuro che accadrà come mi è stato
detto.
26 Andremo a finire su qualche
isola».
27 Da due settimane noi ci trovavamo
alla deriva nel mare Mediterraneo quand'ecco, verso mezzanotte, i marinai ebbero
l'impressione di trovarsi vicino a terra.
28
Gettarono lo scandaglio e misurarono circa quaranta metri di profondità.
Un po' più avanti provarono di nuovo e misurarono circa trenta metri di
profondità.
29 Allora, per paura di
finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, e aspettarono con
ansia la prima luce del giorno.
30 Ma i marinai
cercavano di fuggire dalla nave: per questo stavano calando in mare la scialuppa
di salvataggio, col pretesto di gettare le ancore da prora.
31 Allora Paolo disse all'ufficiale e ai
soldati: «Se i marinai non restano sulla nave, voi non potrete mettervi in
salvo».
32 Subito i soldati tagliarono le
corde che sostenevano la scialuppa di salvataggio e la lasciarono cadere in
mare.
33 Nell'attesa che spuntasse il giorno,
Paolo esortava tutti a prendere cibo. Diceva: «Da due settimane vivete
sotto questo incubo senza mangiare.
34 Per
questo vi prego di mangiare: dovete farlo, se volete mettervi in salvo. Nessuno
di voi perderà neppure un
capello».
35 Dopo queste parole Paolo prese
il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e incominciò
a mangiare.
36 Tutti si sentirono incoraggiati e
si misero a mangiare anche loro.
37 Sulla nave
vi erano in tutto duecentosettantasei persone.
38 Quando tutti ebbero mangiato a sufficienza,
gettarono in mare il frumento per alleggerire la
nave.
IL NAUFRAGIO
39 Spuntò il giorno, ma i
marinai non riconobbero la terra alla quale ci eravamo avvicinati. Videro
però un'insenatura che aveva una spiaggia e decisero di fare il possibile
per spingervi la nave.
40 Staccarono le ancore e
le abbandonarono in mare. Nello stesso tempo slegarono le corde dei timoni,
spiegarono al vento la vela principale e così poterono muoversi verso la
spiaggia.
41 Ma andarono a sbattere contro un
banco di sabbia, e la nave si incagliò. Mentre la prua, incastrata sul
fondo, rimaneva immobile, la poppa invece minacciava di sfasciarsi sotto i colpi
delle onde.
42 I soldati allora pensarono di
uccidere i prigionieri: avevano paura che fuggissero gettandosi in mare.
43 Ma l'ufficiale voleva salvare Paolo e
perciò impedì loro di attuare questo progetto. Anzi,
comandò a quelli capaci di nuotare di gettarsi per primi in acqua per
raggiungere la terra.
44 Gli altri fecero lo
stesso, aiutandosi con tavole di legno e rottami della nave. In questa maniera
tutti arrivarono a terra sani e
salvi.
CAPITOLO 28
PAOLO NELL'ISOLA DI MALTA
1 Dopo essere scampati al
pericolo, venimmo a sapere che quell'isola si chiamava Malta.
2 I suoi abitanti ci trattarono con gentilezza:
siccome si era messo a piovere e faceva freddo, essi ci radunarono tutti intorno
a un gran fuoco che avevano acceso.
3 Anche
Paolo raccolse un fascio di rami per gettarlo nel fuoco; ma ecco che una vipera,
a causa del calore, saltò fuori e si attaccò alla sua mano.
4 La gente del luogo, come vide la vipera che
pendeva dalla mano di Paolo, diceva fra sé: «Certamente questo uomo
è un assassino: infatti si è salvato dal mare, ma ora la giustizia
di Dio non lo lascia più vivere».
5
Ma Paolo, con un colpo, gettò la vipera nel fuoco e non ne ebbe alcun
male.
6 La gente invece si aspettava che la mano
di Paolo si gonfiasse, oppure che Paolo cadesse a terra morto sul colpo.
Aspettarono un bel po', ma alla fine dovettero costatare che Paolo non aveva
alcun male. Allora cambiarono parere e dicevano: «Questo uomo è un
dio».
7 Vicino a quel luogo, aveva i suoi
possedimenti il governatore dell'isola, un certo Publio. Egli ci accolse e ci
ospitò per tre giorni con grande cortesia.
8 Un giorno il padre di Publio si ammalò
di dissenteria ed era a letto con febbre alta. Paolo andò a visitarlo:
pregò, stese le mani su lui e lo guarì.
9 Dopo questo fatto, anche gli altri abitanti
dell'isola che erano ammalati, vennero da Paolo e furono guariti.
10 I maltesi perciò ci trattavano con
grandi onori, e al momento della nostra partenza ci diedero tutto quello che era
necessario per il viaggio.
PAOLO ARRIVA A ROMA
11 Dopo tre mesi ci imbarcammo
su una nave della città di Alessandria che aveva passato l'inverno in
quell'isola. La nave si chiamava "I
Diòscuri".
12 Arrivammo a Siracusa e qui
rimanemmo tre giorni.
13 Poi, navigando lungo la
costa, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò il vento del sud e
così in due giorni potemmo arrivare a Pozzuoli.
14 Qui trovammo alcuni cristiani che ci
invitarono a restare una settimana con loro. Infine partimmo per Roma.
15 I cristiani di Roma furono avvertiti del
nostro arrivo e ci vennero incontro fino al Foro Appio e alle Tre Taverne.
Appena li vide, Paolo ringraziò il Signore e si sentì molto
incoraggiato.
16 Arrivati a Roma, fu permesso a
Paolo di abitare per suo conto, con un soldato di
guardia.
PAOLO PREDICA A ROMA
17 Dopo tre giorni, Paolo
invitò a casa sua i capi degli Ebrei di Roma. Quando furono riuniti disse
loro:
- Fratelli, io non ho fatto nulla contro il
nostro popolo e le tradizioni dei padri. Eppure a Gerusalemme gli Ebrei mi hanno
arrestato e mi hanno consegnato ai Romani.
18 I
Romani mi hanno interrogato e volevano lasciarmi libero perché non
trovavano in me nessuna colpa che meritasse la morte.
19 Ma gli Ebrei si sono opposti a questa
decisione, e allora sono stato costretto a fare ricorso all'imperatore. Io
però non ho alcuna intenzione di portare accuse contro il mio popolo.
20 Per questo motivo ho chiesto di vedervi e di
parlarvi. Infatti io porto queste catene a causa di colui che il popolo di
Israele ha sempre aspettato.
21 Gli
risposero:
- Noi non abbiamo ricevuto dalla
Giudea nessuna lettera che ti riguarda, e nessuno dei nostri fratelli è
venuto a riferire o a parlar male di te.
22
Tuttavia, noi vorremmo ascoltare da te quel che pensi: perché abbiamo
saputo che il gruppo al quale tu appartieni trova opposizione un po'
dappertutto.
23 Poi si diedero un appuntamento.
Nel giorno fissato, vennero nell'alloggio di Paolo ancor più numerosi.
Dal mattino fino alla sera Paolo dava spiegazioni e annunziava ai presenti il
regno di Dio. Partendo dalla legge di Mosè e dagli scritti dei profeti,
Paolo cercava di convincerli a credere in Gesù.
24 Alcuni si lasciarono convincere dalle parole
di Paolo, altri invece non vollero credere.
25
Poi se ne andarono, senza essere d'accordo tra di loro. Allora Paolo aggiunse
soltanto queste parole: «Lo Spirito Santo aveva ragione quando, per mezzo
del profeta Isaia, disse ai vostri padri:
26 Va'
da questo popolo e parla gli così:
Ascolterete e non
capirete;
guarderete e non
vedrete
27 perché il cuore di questo
popolo
è diventato
insensibile:
sono diventati duri d'orecchi,
hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
per non sentire con gli orecchi,
per non comprendere con il cuore,
per non tornare a Dio,
per non lasciarsi guarire da lui».
28 Poi Paolo aggiunse: «Sappiate che questa
salvezza Dio ora la offre ai pagani, ed essi l'accoglieranno».
[29]
30 Paolo
rimase due anni interi nella casa che aveva preso in affitto, e riceveva tutti
quelli che andavano da lui.
31 Egli annunziava
il regno di Dio e insegnava tutto quello che riguarda il Signore Gesù
Cristo con coraggio e senza essere ostacolato.